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Mini-tour tra ecologia e arte
nei pressi di Mantova. La tappa di riferimento è San
Benedetto Po (sulla provinciale
413, poco più di 20 km a sud del capoluogo emiliano - uscita-autostrada
Mantova Sud) con la sua imponente Abbazia
cinquecentesca: tre navate con soffitto a crociera e cupola
sull'altare maggiore, un
coro ligneo di Vincenzo Rovetta, affreschi di allievi di Giulio Romano,
mosaici dell'XI secolo, una pala di Girolamo Bonsignori, il sarcofago
(ora vuoto) di Matilde di Canossa... A fianco dell'abbazia il Palazzo
degli Abati, sul retro e ai lati tre pregevoli chiostri: quello di
San Simeone, quello di San Benedetto e quello dei Secolari,
che vanta un monumentale scalone decorato a stucco (Gian Battista
Barberini, fine 600). Il motivo artistico più di richiamo sta comunque
nel refettorio monastico,
ora adibito a Museo dell'abbazia: sulla parete ovest un prezioso
affresco del Correggio raffigura
un monumentale tempio rinascimentale. Personaggi dell'antico testamento
e della mitologia pagana sono collocati in perfetta armonia nella
fittizia struttura architettonica del dipinto. Il tutto a incorniciare
(in basso) un cenacolo del Bonsignori: solo in copia, l'originale
si trova a Rovigo...
Ma il fascino di San Benedetto Po va oltre la rilevanza
delle sue opere e della loro storia (tutte da scoprire, dalle vicende,
a inizio millennio, di Tedaldo di Canossa e San Simeone fino agli
espropri napoleonici alle soglie del XIX secolo). Basta spaziare con
lo sguardo e si percepisce l'abbraccio naturalistico con cui i rami
del Po e del Secchia racchiudono il paesaggio.
La gente del posto ha ancora nella memoria la rovinosa alluvione del 2001
ed è difficile immaginare la golena di Gorgo, che solo un argine separa
dalla piazza principale, completamente sommersa dall'acqua. Così come lascia esterrefatti la dimessa peculiarità
della chiesetta romanica
(XI secolo) di
S. Maria di Valverde. La si intravede dalla provinciale, verso Pegognana, la si raggiunge anche dall'argine, verso Portiolo; ciò che
sorprende, oltre all'incontaminata pulizia dei luoghi, oltre grazia delle
forme, è il completo stato di abbandono: la facciata è stata inglobata
negli anni in un fabbricato rurale, la visione del Cristo in mandorla di
Michele
da Pavia è privilegio di pochi, visto che l'accesso è possibile
solo previo accordo con gli uffici del Comune (0376-615101). Per
consolarsi occorre percorrere una decina di chilometri a raggiungere
Pegognana.
Il bello stato della chiesa matildica di San
Lorenzoè frutto di massicci interventi di rifacimento, ma la
visione d'insieme, anche del suo interno, è davvero un piacere.
Ultima
amara scoperta (di ritorno a San Benedetto costeggiando l'autostrada fino
a prendere l'argine a
Portiolo)
una vasta villa appartenuta ad un ramo
cadetto dei Gonzaga di Vescovado.
Anche qui l'abbandono è quasi totale, l'ingresso non è previsto, ma anche
dall'esterno si può apprezzare la magniloquenza di spazi, strutture e
decori che impreziosivano il palazzo cinquecentesco. Se si pensa che, nei
secoli, la sua destinazione è stata prima di caserma, poi di allevamento
di uccelli...
Un'ultima
osservazione, "d'ambiente". Per meglio gustare la pace e l'ariosa
dimensione agreste della zona conviene indirizzarsi su alloggi
extra-cittadini e bilanciare, nella scelta dei locali di
ristorazione, il gusto delle ricette raffinate con il piacere della cucina
popolare. Una vera, amabile oasi di soggiorno è
CORTE BERTOIA (
bed&breakfast - frazione San Siro - 0376 612012 / 328 416038). Da
assaggiare assolutamente i tortelli di zucca della
trattoria Al caret (0376
612141), il sorbir d'agnoli (col lambrusco!) servito al
ristorante L'impronta (0376
615843), i piatti rustici (per chi osa, anche le rane) dell'Hostaria
Vecchio Cornione (0376 612121), affacciata sul Po.
Ezio
Leoni |
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