Percorsi
a cielo aperto
Cinema Torresino ESTATE: sab. 23/8 - dom.
24/8 - lun.25/8
PER UN OSCAR STRANIERO
Kolya Il
prigioniero del Caucaso |
Se siete un po'
smaliziati e non osannate Hollywood come unico referente del cinema di
qualità, avrete notato che le uniche nomination di sicura valenza
culturale sono proprio quelle della sezione MIGLIOR FILM STRANIERO.
La cinquina di quest'anno comprendeva A
Chef in Love (Georgia), Kolya
(Repubblica Ceca), The Other Side of Sunday
(Norvegia), Ridicule
(Francia) e Il prigioniero del Caucaso
(Russia) sul quale avevamo puntato, in cuor nostro, come possibile vincitore.
L'Oscar è andato poi
a Kolya,
ma, in ogni caso, la distribuzione italiana ha offerto spazio a ben tre
dei titoli in questione che possiamo così proporre al vostro personale
giudizio. Kolya rilegge con i toni della commedia la stagione umana (e politica) che precedette in Cecoslovacchia la primavera di Praga, mescolando l'esistenza di un musicista scapolo e dissidente con quella di un ragazzino russo affidatogli in paternità coatta. Tanto Kolya è lieve e sentimentalmente accattivante, tanto Il prigioniero del Caucaso è lacerante e impietoso nella sua denuncia contro la guerra e contro l'odio che l'accompagna. Come causa e come effetto. Una fiaba nera che vive di realismo, ma si libra alta nella metafora, ove la pietà è un "pericolo incombente" e i fantasmi acquistano una gioviale concretezza. Nella fallita trattativa per lo scambio di prigionieri (tra ceceni e esercito russo) restano memorabili le sofferte figure dei genitori (il vecchio guerrigliero da una parte, la spaesata maestra russa dall'altra) e la descrizione, tra rassegnato fatalismo e disperata umanità, della prigionia dei due soldati dell'Armata Rossa. La morale non lascia spazio a divagazioni etniche: in ogni guerra, non solo in quella del Caucaso, è il genere umano a trovarsi alfine in ostaggio del proprio assurdo combattere. Ridicule infine è l'ennesima sapiente esibizione della mise en scene francese quando si tratta di orchestrare intriganti rievocazioni storiche. Lo sfarzo delle scenografie, la raffinatezza dei costumi, i preziosismi fotografici e l'arguta efficacia di attori provetti (Fanny Ardant, Charles Berling, Jean Rochefort) sono gli assi nella manica di Patrice Leconte che calibra un prodotto di godibile routine, prescelto l'anno scorso come film inaugurale del Festival di Cannes. e.l. |