da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)
Come Messaggero d’amore, Cuori in Atlantide di Scott Hicks, il regista di Shine, è un film sul potere taumaturgico della memoria e sull’analisi dei ricordi. E poiché ci si ispira a un racconto del thriller man Stephen King in cui il bravo Anthony Hopkins è un misterioso veggente che, nella provincia del Connecticut anni ’50, fa amicizia con un ragazzino carente di affetto e orfano di padre, si può dire che sia un mix tra Stand by me e Il sesto senso. Pur lasciando, come dice qualcuno, molti quesiti aperti e domande irrisolte sul fronte del razionale, il film è una elegia sul Tempo, con tutte le sue emozioni, e sulla disperata, faustiana e ben nota impossibilità di fermarlo. Poi, in fondo al viale, si cresce: non a caso alla fine l’uomo che rivive la sua adolescenza confessa che fu quella la sua ultima estate innocente. Tradizionale nel ripercorrere il fascino e le perfidie dell’età della gioia, pur con tutti i suoi misteri tenuti a bada, Cuori in Atlantide parla di poteri paranormali, cita il capo dell’FBI Hoover e l’elisabettiano Ben Johnson, se la prende con le mammine troppo bionde e, a biechi fini di nostalgia, ci fa risentire i Platters, Sinatra e Scandalo al sole. Ma, tutto sospeso tra realtà e fantastico, è riuscita la vena intima con cui racconta la complicità non verbale tra il vecchio - che lassù qualcuno odia di cuore dato che alla fine viene rapito dalle forse del Male - e il giovane. E poi, gli eroismi dell’infanzia, le suggestioni del dubbio che permettono ogni illazione sulla vera natura di Hopkins, comunque un ottimo precettore di letture, il fascino introverso di un difficile rapporto di famiglia sullo sfondo tipico della piccola città americana. Il senso è che le cose cambiano, sempre e comunque, anche contro la nostra volontà.
da Film Tv (Fabrizio Liberti)
Bobby Garfield, un fotografo di mezza età, torna nel paese dove era cresciuto, in occasione del funerale di Sully, un amico d'infanzia. I luoghi e le persone rievocano nella sua mente il ricordo dell'estate del 1960, quando con la fidanzatina Carol e Sully si divertiva a giocare nel parco e nella sua vita irruppe per un breve periodo Ted Brautigan, uno strano adulto che lo aveva trattato come un amico. Orfano di padre e con una madre affettivamente "distratta", Bobby aveva trovato in Ted un padre putativo, premuroso e misterioso, pronto a rivelargli il segreto per affrontare senza paura la vita adulta. Tratto dalla raccolta Cuori in Atlantide pubblicata da Stephen King nel 1999, il film ripercorre le atmosfere e il tema che avevano decretato il successo di Stand By Me - Ricordo di un'estate. Si tratta quindi del racconto nostalgico di un passaggio nell'età adulta che avviene durante un'estate dove l'aria è carica di umori vorticosi e di misteri. Il rapporto tra l'anziano sensitivo e il suo giovane amico, al quale per un attimo regala la possibilità di provare il suo dono, è descritto aderendo fedelmente all'atmosfera creata dallo scrittore, che spesso ama allontanarsi un po' dai consueti sentieri dell'horror, riscattando così la timida regia di Scott Hicks.
da L'Unità (Dario Zonta)
Da sempre la letteratura soccorre il cinema come alimento dell'immaginario. Ma potranno i libri, le storie lì raccontate, salvare il cinema? Il signore degli anelli come Harry Potter riusciranno a mantenere, nel futuro dei libri che li seguiranno, la stessa concentrazione, la stessa capacità di costruire mondi di parole che precedono e sempre superano quelle delle immagini? Sono domande di una questione ampia e difficile che in questo giro di stagione torna ad imporsi. C'è parola; anche la più incredibile, che non possa essere trasformata in immagine cinematografica? E a quale prezzo? Il prezzo della traduzione, si direbbe nel caso dell'ultimo film di Scott Hicks, Cuori in Atlantide per l'appunto tratto-tradotto dall'omonimo libro di Stephen King. É questo il caso di un film letteralmente e letterariamente salvato da un libro che riannoda - come spesso nel King più serio - la Storia, qui americana, con quella di uomini singoli dotati di poteri particolari, come avveniva in Il Miglio verde. Il potere sensitivo di un preveggente (Hopkins) che tenta di sfuggire alla caccia detti agenti della Cia che in tempi di streghe li vorrebbero usare per scopi spionistici. La stoffa di un uomo braccato si trasforma in quella di formazione del bambino che gli vive al piano di sotto e che attraverso quest'amicizia fa esperienza della realtà e conoscenza del mondo. Il film segue l'evoluzione con quella classica linearità che contraddistingue il genere, restituendo onestamente ma senza sussulti il clima di un'epoca di paure.
TORRESINO febbraio 2002