My Favorite Cake

Maryam Moghaddam, Behtash Sanaeeha

Keyke mahboobe man
Iran/Francia/Svezia/Germania 2024 (97′)

BERLINO – Ci risiamo. Tutto secondo una ormai consolidata tradizione. Non serve che per ben tre volte in tempi recenti la cinematografia iraniana si sia aggiudicato il Golden Bear neache sia l’unica arte a dar lustro a livello internazionale a questo sciagurato paese. Anche stavolta a Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, registi del delizioso My Favorite Cake, miglior film del concorso secondo noi, vengono dallo ottuso regime teocratico ritirati i passaporti e rischiano di finire sotto processo. E naturalmente mai l’opera verrà distribuita nelle sale cinematografiche del paese.

  E si perché il film pur senza avere il fine sarcasmo di Panahi né le terribili immagini de Il male non esiste di Rasoulof, allo stesso modo infrange, con sottigliezza ma intenzionalmente, vari tabù del regime, dall’obbligo di portare il velo (anche in casa!) al divieto di consumare alcolici e di ascoltare musica proibita, (soprattutto dell’epoca pre-ayatollah ) e soprattutto la promiscuità tra persone di sesso diverso al di fuori del matrimonio. Ma lo fa con un tono completamente differente. My Favorite Cake è una dolcissima e divertente storia di quasi amore, piena di grazia e di ironia, pura gioia per lo spettatore dall’inizio alla fine. Certo la vicenda riguarda due anziani, e sappiamo come questo sia un assunto difficile anche ad altre latitudini. Ma d’altra parte si inserisce in un filone sempre amato dal pubblico, basti pensare allo straordinario successo di Gloria del cileno Sebastian Lelio alcuni anni fa. Qui la protagonista Mahin è una settantenne in buona salute (la irresistibile Lily Farhadpour), vedova da trent’anni. Vive sola in una villetta di Teheran, è depressa, si alza tardi, si dedica alle sue piante, tenta con scarso successo di mantenere vivo, via Facebook, un rapporto con l’unica figlia fuggita all’estero. Unico passatempo le cene che organizza con le amiche di sempre, anch’esse tutte vedove. Si mangia, si chiacchiera, si ride dell’età e dei relativi acciacchi, si fa un po’ di pettegolezzo. Emerge a volte tra le righe un inconfessabile desiderio di trovare un nuovo compagno… Ma come, a questa età? Ed ecco che il caso le viene in aiuto. Recatasi in un ristorante per anziani dove accettano i buoni pasto, la sua attenzione è attratta da un altro solitario avventore, Esmail (Fahradpour Mehrabi). Si avvicina, cominciano a parlare (mossa questa estremamente sconveniente secondo i canoni morali del paese). È anche lui vedovo da molto, ex tassista e militare nella sciagurata guerra Iran-Iraq degli anni 80. C’è simpatia, lei lo invita a casa: bisogna passare dal retro per paura dei vicini che potrebbero denunciarli alla polizia morale! Tra reciproci impacci e timidezze, sguardi e sorrisi, comincia per i due una magica serata: appare una bottiglia di vino tenuta in serbo per una occasione speciale, si ascolta musica dei tempi dello Scià, si accennano goffi passi di ballo. Mahlin, che nel frattempo sta preparando una torta (quella del titolo) di cui è specialista, si abbandona ai ricordi dei tempi felici, quando sul Mar Caspio si faceva il bagno in bikini e si andava a feste e concerti nei grandi alberghi, dove magari cantavano Albano e Romina! Si arriva a pensare di rivedersi, si aprono prospettive… La scena della doccia è esilarante quanto mai, il finale inaspettato e crudele. Non si arriverà a mangiare la ‘torta favorita’! Senz’altro il film più amato dal pubblico e dalla critica (non per niente ha ricevuto il premio Fipresci), My Favorite Cake è stato invece completamente ignorato dalla Giuria, prona al compitino politicamente corretto Dahomey di Mati Diop. Facile in compenso prevedergli un grande successo nei cinema d’essai di tutto il mondo.

Giovanni Martini – MCmagazine 90

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