Zui yaoyuan de juli
(The Most Distant Course) |
22° SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA Premio Settimana Internazionale della Critica |
Gran
bella sorpresa l’opera prima vincitrice della Settimana della critica.
Sospesa tra la delicatezza e il dolore dei ricordi e la poesia e la
scoperta dei suoni della natura,
The
Most Distant Course, del
taiwanese Lin Jing-Jie, è il percorso di tre personaggi apertamente
molto distanti l’uno dall’altro - un maturo psicologo, un esperto
tecnico del suono e una giovane dolce ragazza sull’orlo del baratro
dello sconforto e della solitudine – accomunati dalla necessità della
dipartita e del distacco dal malessere della consuetudine
dell’esistenza. Sembra procedere con la precisione metrica di un
appassionato sonetto lo svolgersi delle vite dei protagonisti, persi
nella coscienza della solitudine alla quale sembrano categoricamente
destinati. Tre vite destinate a sfiorarsi, intensamente, alla maggior
distanza possibile, come riferisce programmaticamente il titolo. Una
distanza di sicurezza, l’unica tollerabile per non ricadere nella
disperazione verso cui conduce l’amore. Una distanza che fa incontrare
inconsapevolmente le persone per qualche fortuito istante, così come
accade ripetutamente per i protagonisti, una volta intrapreso il loro
viaggio verso le zone marine incontaminate della costa orientale
dell’isola di Formosa (Taiwan), vicino alla città di Taidong. Un luogo
ricco di suggestioni, capace di restituire ai tre solitari vagabondi
una pace e una libertà dalla caustica oppressione dei laceranti legami
sentimentali irrimediabilmente dissolti.
È questa centralità del
suono la cifra stilistica del film e insieme il collante delle
emozioni dei personaggi.
The Most Distant Course
si apre e si chiude con lo schermo
nero e il persistere del rumore del mare. La ragazza chiude gli occhi
e si insonorizza dall’esterno con i soli rumori della natura di
Formosa. E poi i pianti e le risate, pregni di vivida tenerezza,
semplici e condivisibili, protratti per quella durata indecifrabile
stabilità dalle passioni. Impeccabile e memorabile il finale - del
film e al tempo stesso della ricerca e del viaggio – con i due ragazzi
a pochi metri di distanza, e il loro sguardo rivolto all’orizzonte del
mare, il cielo nuvoloso e un accennato sorriso. Poi il nero, il suono
flebile della voce di una cantante accompagnata dal vento, e la
certezza che solo il percorso più lungo conduce al punto di partenza. |
Alessandro Tognolo - MC magazine 20 settembre 2007 |