Cinema italiano a confronto: Vite in sospeso
di Marco Turco (Prospettive) e L'odore della notte di Claudio
Caligari (Settimana della critica) esprimono due concezioni diametralmente
opposte di cinema sociale. Intimista e politico il primo, borgataro
e convulso il secondo. L'attenzione alla marginalità
e alle contraddizioni del vivere borghese che caratterizza Caligari (Amore
tossico, 1983) deborda qui in uno spaccato
iperreale (anche se l'ispirazione è un fatto di cronaca e un libro
che lo racconta) che delinea la figura di Remo (Valerio Mastrandrea), rapinatore
cinico e aggressivo, con un passato da carabiniere, un presente squallidamente
immerso nella brutalità delle rapine ed un futuro sempre più
senza sbocco. Il prendere coscienza dell'assurda spirale del proprio vivere
coinciderà in Remo con un'inevitabile crisi, emblematica non solo
del suo percorso personale, ma del perpetuarsi delle contraddizioni sociali.
Se le dinamiche di L'odore della notte sono drammaturgicamente scontate,
sul piano cinematografico risultano alla lunga inconcludenti e fastidiose.
E poi, quando si saprà dire basta a questo io-narrante, tappabuchi
per sceneggiature deboli e ripetitive?
Certo più coerente
e calibrata la scelta stilistica di Marco Turco. Il tema non era facile:
un'indagine di fiction sulla vita dei nostri rifugiati politici in Francia.
Vite in sospeso parte con un errore di fondo, quello di confondere
nello spettatore la figura dei rifugiati (al Lido se ne parlava come un
film sul 7 aprile) con quella di veri ex-terroristi (come poi vengono delineati
i personaggi). Ma superata questa ambiguità, l'approccio ha i toni
giusti di un tormentato itinerario di autoverifica civile. Il fulcro è
il reportage che Jacopo, giornalista televisivo, vuole realizzare a Parigi
intervistando suo fratello Dario che, con altri compagni degli anni di
piombo, vive in esilio nella capitale francese. Tra voglia di raccontarsi
(e di riconfrontare se stessi con il proprio passato) e i sospetti per
un'indagine che potrebbe rivelarsi un espediente di polizia, Vite in sospeso
dipana una sceneggiatura spesso oculata, con qualche caduta di tono nel
finale, ma che arriva ad una costruzione narrativa pacata e coinvolgente.
e.l. Il
Mattino di Padova 11/9/1998
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