Vita da bohème
(La vie de bohème) |
da Vivilcinema (Bruno Fornara) |
Kaurismaki interpreta l'aria dei tempi e il suo pubblico lo ringrazia. Anche Vita da bohème una storia di esiliati, vagabondi e nomadi. Il film parte dal romanzo (1846) di Henry Murger "Scènes de la vie de bohème" (già fonte pucciniana) e ne trasferisce i personaggi e vicende in una Parigi abitata da immigrati soprattutto dell'Est, che non si chiama più Parigi ma Malakoff. Kaurismaki non ama la modernità. I suoi bohèmiens abitano vecchie case spoglie , girano su un'automobile a tre ruote, hanno facce segnate e singolari, viaggiano verso la cinquantina. La bohème non la vivono i giovani. Non c'è traccia di giovani nel film. La maturitè è l'età dell'avventura e del distacco dal mondo normale (che nel film non esiste proprio). Come sempre in Kaurismaki, niente concessioni al cinema medio e mediocre: racconto asciutto, recitazione secca, nitida fotografia (in bianco e nero) del fedele Timo Salminen, e un generale tono cool, fresco e leggero, che svaria dal fatalismo attivo a una trattenuta allegria di naufraghi, a una felicità pudica. I bohèmiens sanno vivre sa vie anche nella nera miseria, come quando Rodolfo non può offrire a Mimì, invitata a cena, che un brodo fatto con l'osso di Baudelaire. Non è la disperazione a vincere ma una pervicace e dignitosa tenerezza. Anche quando fa sul serio e va sul drammatico, come nel finale con la morte di Mimì, Kaurismaki non lascia spazio alle lacrime. Né al melodramma: non una nota di Puccini, ma Mozart, valzerini francesi , rock duro e una canzone giapponese per Mimì che muore... |
e.l - pieghevole LUX settembre-novembre 1992 |
LUX - mini-personale di Aki KAURISMAKI - febbraio 2003