Viola di mare
Donatella Maiorca
- Italia
2009
- 1h 45'
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Sicilia, XIX secolo. Angela è nata e cresciuta su una piccola isola, in
una famiglia dagli alti principi morali e spirituali, ma non è mai stata
come le altre ragazze. Non solo per l'innata insofferenza alla severità
paterna e alle rigide regole imposte alla donne dalla società, ma anche
per il forte sentimento che ha sempre provato per la bella Sara. Quando
però Angela rifiuta di sposare l'uomo che suo padre ha scelto per lei,
questi la rinchiude in una grotta. A salvarla ci penserà sua madre con uno
stratagemma, ponendo però Angela dinanzi a una scelta radicale: dovrà
travestirsi da uomo senza mai rinunciare, nell'intimo, alla sua identità
di donna, e lottare con tutte le sue forze per difendere il suo amore.. |
Le
premesse per il disastro c’erano tutte: una storia d’amore saffico
ambientata nella Sicilia di fine ‘800, prodotta da Maria Grazia Cucinotta
e diretta da una regista per lo più televisiva come Donatella Maiorca,
rischiava seriamente di trasformarsi in una fiction buonista e scontata
sull’accettazione dell’omosessualità. E in effetti l’inizio di
Viola di mare,
non lascia ben sperare. Non solo non viene sfruttata la ricchezza di
suggestioni offerta dalla bellissima location naturalistica, ma tutta la
messa in scena soffre di un senso generale di confusione in cui tutto si
muove nervosamente, quasi a voler mettere in piedi uno stile pseudo-documentaristico
non congeniale al pathos richiesto da un racconto che si vorrebbe prima
d’amore che di denuncia sociale. Molti degli interpreti sembrano poi
insicuri e ingessati in ruoli che sfiorano la macchietta (vedi lo
scontatissimo padre padrone di Ennio Fantastichini e la leggiadra pulzella
di Isabella Ragonese), anche se il tutto viene compensato dalla buonissima
prova d’attore di Valeria Solarino, sicuramente mai stata tanto
convincente sul grande schermo.
Quando però la speranza riguardo all’esito del film è quasi perduta, il
prologo si conclude e finalmente comincia l’azione, vale a dire il
tormentato rapporto lesbico tra le due donne protagoniste, prima
osteggiate dalle famiglie e poi costrette a una ridicola e orribile
finzione: trasformare una delle due, Angela (Valeria Solarino) in Angelo,
vestendola da uomo e cambiandole il nome con la complicità del parroco del
paese. Da questo punto in poi le cose migliorano e cominciano a trovare un
loro senso perfino gli stucchevoli montaggi alternati e la colonna sonora
rock - bella, ma completamente fuori contesto - di Gianna Nannini. A
tenere le redini del film, oltre alla sceneggiatura e al soggetto già di
per sé molto forti, sono soprattutto Ragonese e Solarino, che danno ai
loro personaggi quell’umanità e quel soverchiante senso di dolcezza e
normalità che sono la forza dell’intera operazione.
Viola di
mare, tratto
dalla storia vera raccontata nel romanzo Minchia di re di Giacomo Pilati,
è quindi tutt’altro che un film perfetto. Pur soffrendo di una regia dallo
sguardo angusto, riesce però a raggiungere picchi di intensità insperati
e, cosa più importante, non manca il suo obiettivo originario, cioè
rompere molti tabù riguardo all’omosessualità e alla sua rappresentazione. |
Laura Croce - cinematografo.it |
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LUX
- novembre 2009
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