Veruschka (m)ein inszenierter Körper
Paul Morrissey & Bernard Böhm
- Germania 2004-2005 - 1h 20'

Venezia 62° - Orizzonti

   Un bel documentario quello dedicato a Vera von Lehndorff, in arte Veruschka, la prima modella ad assurgere a fama internazionale. Aveva iniziato la carriera giovanissima: figlia di genitori perseguitati dal regime nazista, soffrì tantissimo, ma il suo lavoro nato a poco a poco in sordina, poi di sempre maggior e crescente successo, tanto da farla apparire su tutte le copertine dei periodici internazionali più di prestigio, da Vogue a Time a Stern, fece di lei l’archetipo della modella per eccellenza.
Il documentario – condotto da lei, alternativamente viva presenza, reale filo conduttore e voce fuori campo – ripercorre la sua carriera dagli inizi, dalla fine degli studi al suo rapido divenire modella, feticcio ante litteram di se stessa e dell’arte moderno/contemporanea e, al contempo, celebrità tra le più note ed originali dell’epoca.
Ebbe due fortune, fondamentalmente. La prima quella di aver avuto rapporti con artisti quali Salvator Dalì e Michelangelo Antonioni, mostri sacri del suo tempo. Il surrealista  Dalì la rese, a soli vent’anni, una scultura vivente, spalmandola di schiuma, e, insieme con la moglie e musa Gala, la lanciò nel firmamento dei vip di allora. Il grande Michelangelo la fece recitare in
Blow up, il film cult del del 1966 che immortalava il mondo della swinging London.
La seconda fortuna di Veruschka furono la sua cultura e la sua intelligenza, la sua intuizione e la sua lungimiranza: lei stessa contribuì a fare del suo corpo una scultura totale, duttile, malleabile, adattabile a situazioni, climi, opere d’arte, fotografie di moda: i periodici femminili (e non solo) degli anni Sessanta e Settanta (anche italiani come Amica) erano pieni di questa commistione d’arte e moda "d'avanguardia". Servizi fotografici creati dai mostri sacri della fotografia  come Helmut Newton e Tazio Secchiarelli riempirono la vita e i pettegolezzi di quegli anni con interviste a non finire su Veruschka, sul suo privato, persino sulla sua fede.
Tutte queste testimonianze, di un mondo che ha subito da allora inesorabili cambiamenti (si può ancora parlare di cultura nel mondo dell’Arte o in quello della Moda?), vengono riportate coralmente nel testo filmico di Morrissey e Böhm,  meritevole proprio per saper farle rivivere attraverso lo sguardo intenso e diretto di Verushka che, con il passare degli anni, sembra aver raggiunto una propria identità ancora "più piena": quella che appare sullo schermo è l'immagine di un' artista ormai indipendente che riflette, in una sorta di ellissi vitale, le sue esperienze di vita nella ‘sua’ arte di oggi.

Maria Cristina Nascosi - MC magazine 14 - ottobre 2005