Le valigie di Tulse Luper - La storia di Moab (The Tulse Luper Suitcase - Part I. The Moab Story)
Peter Greenaway - Gran Bretagna/Olanda 2003 - 2h 5'


sito ufficiale

da Il Corriere della Sera (Tullio Kezich)

       Per chi lavora Peter Greenaway? Per il pubblico, certamente no. Per i critici nemmeno, stanchi ormai come siamo di seguire il regista nelle sue elucubrazioni. Si potrebbe dire che il maestro inglese opera per un ristretto club di raffinati degustatori di rarità. Ma esistono? I risultati al botteghino degli ultimi film fanno pensare che siano pochini. Di fronte a Le valigie di Tulse Luper, prima parte di un'annunciata trilogia, l'ipotesi più valida è che Greenaway gira per Greenaway: ossia per il gusto di farlo. Simulando un impegno romanzesco di vasto respiro in uno svariare di sfondi e figure, il film narra le avventure diun personaggio sempre di corsa dal 1922 (quando fu scoperto l'uranio) alla Seconda Guerra Mondiale. Fare e disfare le valigie di Tulse Luper sarà un divertimento da gustare anche via Internet, promette l'autore. Ma salvo verifica alle prossime tappe, per ora l'impressione è che si diverta solo lui.

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

       Certi della solidarietà di voi spettatori, quelli che avranno avuto il fegato di vedere il film e tra questi coloro che non si saranno lasciati lavare il cervello, non possiamo che tirare a indovinare. Ricorrere subdolamente alle note per la stampa non serve, raccontano cose che nel film non si vedono o non si capiscono. Film, poi. Chissà se lo stesso regista lo chiamerebbe così. Greenaway ci aveva abituati al suo intellettualismo, ma in questa che si annuncia come la prima parte di una trilogia supera se stesso. Le valigie di Tulse Luper vuol essere una supermetafora sull'uomo del Novecento. I due elementi ricorrenti, nella vita di questo personaggiosintesi, delle prigioni e appunto delle valigie significano l'indissolubile legame tra bagaglio di memoria come identità e come prigione. Ma non c'è una storia, un racconto vero. C'è un tripudio di virtuosismi, una festa antinaturalista di artifici, di voci sovrapposte, di immagini moltiplicate, ogni genere di citazioni, di accumulo parossistico di informazioni, personaggi, oggetti e macchinerie. Elegante e colto? Certo. Intelligente? Può darsi. Cinema? Ma mi faccia il piacere. C'era e c'è un ben protetto partito salottiero che usurpando la bandiera del cinema d'autore - che non è sinonimo di minoritarismo a sponsorizzato queste masturbazioni seminando danni gravissimi negli ultimi decenni. Ma il cinema è un'altra cosa del "grande fratello" (spiare le persone per aumentare i rendimenti), l'implacabile analisi dei nostri comportamenti privati a fini di mercato.

TORRESINO - gennaio/febbraio 2004

i  lunedì del  LUX   febbraio-aprile 2004