31° Settimana della Critica |
Le ultime cose,
lungometraggio di esordio di Irene Dionisio, è un excursus nei gironi
infernali del debito ingenerato da anni di crisi economica, e un viaggio
lungo quella spirale al ribasso che si sta mangiando la dignità di molti
italiani. Con grande economia di mezzi e di immagini, Dionisio racconta la
struttura a matrioska della nuova povertà e il sistema di scatole cinesi
in cui la maggior parte di noi oggi è rinchiusa, spesso contestualmente
vittima e carnefice. Un sistema che la regista riproduce visivamente con
inquadrature a cornici concentriche e una scenografia (di Giorgio Barullo)
che alterna luoghi asettici e senz'anima a squallidi locali di
contrattazione, entrambi immersi in una luce livida che ne accentua il
look da obitorio. E le musiche (di Matteo Marini, Gabriele Concas e Peter
Anthony Truffa, alias Sweet Life Factory) sottolineano senza invadere la
scena la progressione funerea della storia. |
Paola Casella - mymovies.it |
promo |
Torino, Banco dei pegni. Una moltitudine dolceamara impegna i propri averi, in attesa del riscatto o dell'asta finale. Tra i mille volti che raccontano l'inventario umano del nostro tempo, tre storie s'intrecciano sulla sottile linea del debito morale. Sandra, giovane trans, è appena tornata in città nel tentativo di sfuggire al passato e ad un amore finito. Stefano, assunto da poco, si scontra con la dura realtà lavorativa e assiste ai miseri maneggi nel retroscena del Banco. Michele, pensionato, per ripagare un debito si ritrova invischiato nel traffico dei pegni. Un racconto corale sullo stare nel mondo al tempo della grande diseguaglianza che Irene Dionisio racconta con pudore e ciglio asciutto. La sua regia limpida è una prova di coraggio, va dritta al cuore del problema e di quel pubblico che la saprà seguire, come merita. |
LUX
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settembre/ottobre 2016 |