Totò le héros
primo film lungo del belga Van Dormael
(1957), ricostruisce a ritroso la vita di Thomas con una serie di
sconnessioni temporali, come seguendo il flusso dei suoi ricordi in una
catena di libere associazioni mentali e di intermittenze del cuore. Tre
sono le stagioni che s'intrecciano, l'infanzia, l'età adulta, la senilità.
E due i livelli narrativi: il reale e l'immaginario, perché Thomas,
malinconico e vulnerabile perdente nella partita della vita, sogna di
essere un audace e deciso agente segreto. L'io narrante del film è Thomas,
ma la sua figura più emblematica è Alice, l'energica sorellina maggiore,
di cui è perdutamente innamorato e che forse è la fonte o una delle fonti
dell'ossessione dello scambio: un infantile espediente per rimuovere
l'incesto, ma così tenace da persistere anche dopo la sua tragica morte,
al punto che Thomas adulto la identificherà in Evelyne, la donna amata
quando è già da tempo la moglie infelice dell'odiato e invidiato Alfred.
La maggior ragione del fascino che
Totò le héros
esercita e che l'ha reso
uno dei film europei più premiati e ammirati del 1991 (non a Hollywood,
però, dove non è entrato nella cinquina degli stranieri candidati
all'Oscar) è di essere una storia sotto il segno della morte, ma
sorvegliata dagli angeli custodi di un'allegra ironia e di un bizzarro
umorismo, molto fiammingo anche nei suoi estri surreali, umorismo che si
manifesta pure nell'insolito finale quando, dopo la cremazione, Thomas,
finalmente placato e ilare, scende dal cielo in forma di cenere sul mondo
con cui si è riconciliato.
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Il
film, provvisto di una personalità poetica non comune, libera
dall'inconscio molti generi: ora si fa carino assai, magari con la
complicità di una tenera canzone di Trenet, ora imita i cartoon, ora
sparge una lacrima, ora fa le bizze come un ragazzino. Radiocronaca di
un'esistenza mancata, trasmessa sulle onde del tempo che non ritorna,
Totò le héros
è un film compiacente che, sovvenzionato dall'Europa, ha raccolto in
Europa molti premi. Audace negli incastri temporali e nel profumo
d'incesto, 'Totò' maltratta la memoria in modo divertente, con paranormale
dolcezza e con paranormale rabbia. Gli attori che impersonano quest'uomo
senza talento per la vita lo ricompongono come un puzzle: dai piccoli
Thomas Godet e Harold Harrison al vecchio, irresistibile Michel Bouquet.
Van Dormael, che ha lavorato tre anni partendo da sentimenti
autobiografici, ripete col cinema una bella frase di Rimbaud: "Si
diventa sempre come non si vorrebbe diventare, si finisce come non si
vorrebbe mai finire". Bravo!
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Tutto
percorso dalle note leggiadre della canzone 'Boum' cantata da Charles
Trenet, divertente e sotterraneamente angoscioso come certi sogni, 'Toto
le héros' mescola in maniera agile generi e atmosfere correndo avanti e
indietro sulla tastiera del tempo. Lo stile è composito e bizzarro nel
gusto caratteristico della cultura fiamminga, ma il tema di fondo,
semplice e universale, coinvolge la sfera dei sentimenti e delle emozioni.
Thomas vecchio, che rievoca il suo passato meditando una vendetta che non
consumerà, è lo splendido attore francese Michel Bouquet che porta nel
personaggio tutta la sua autorevolezza di grande interprete molièriano.
Quanto all'autore della tragicommedia, è un ex clown di soli trentaquattro
anni, che ha dimostrato di saper usare assai bene le chiavi per penetrare
nel territorio del surreale e della poesia.
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