Together
(Tillsammans)
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da La Repubblica (Roberto Nepoti)
Chi ha voglia di vedere un film divertente con intelligenza, scanzonato però con retrosapore amaro, pessimista di fondo e che tuttavia chiude su una nota ottimistica? La sua occasione è Together di Lukas Moodysson, una commedia/dramma che merita parecchia attenzione e molta simpatia. Nel 1975 Elisabeth, maltrattata dal marito proletario beone e manesco, cambia domicilio rifugiandosi con i bambini nella comune del fratello Goran. Pare il paese della libertà quella casa dove, in attesa della rivoluzione prossima ventura, si circola nudi, si fumano spinelli, si beve vino rosso e tutti sembrano volersi bene. Anche l'hippy, però, ha le sue regole e le sue fobie: deve accettare il sesso libero mentre si rode di gelosia, bandire dal soggiorno la tv e dalla tavola la carne, proclamare che le avventure di Pippi Calzelunghe sono un insidioso strumento dell'ideologia capitalista. Tenendo bene le fila di un racconto a più voci, il regista svedese Moodysson (già autore di Fucking Amal) tratta con affettuosa ironia i suoi personaggi, che a distanza di un quarto di secolo potrebbero apparire solo dei tipi bizzarri. Benché abbia superato di poco la trentina, racconta il periodo come se lo avesse vissuto in prima persona: il che non è poi da escludere dato che le vicende sono osservate attraverso gli occhi dei bambini, cui non sfugge affatto la fragilità di adulti per i quali il marxismoleninismo si confonde con le utopie adolescenziali. Più equilibrati dei grandi, i ragazzini trovano il punto di unione nell'amicizia tra la figlia di Elisabeth e il vicino, rampollo di una famiglia borghese scandalizzata dalla promiscuità della comune. Il ritmo è giusto, le battute divertenti, l'alchimia tra satira dei tic epocali e complicità umana (vedi in particolare il personaggio del gay innamorato del coinquilino) di una misura quasi esemplare. Come accadde nella realtà di quegli anni, anche la famigliastra antelitteram di Goran e compagni finisce disgregata dalle liti, dai dissapori e dalle differenti opinioni sul nuovo modello di convivenza. Però alla fine, in modo molto naturale e fluido, il regista chiama in soccorso l'ottimismo della volontà. E chiude con una metafora sulla solidarietà (una partita di calcio cui, poco a poco, si uniscono tutti) che fa rimpiangere quel tentativo di svecchiare, allargandola, l'istituzione famigliare.
TORRESINO marzo 2001
TORRESINO ALL'APERTO! giugno-agosto 2001