Alan Parker, film di successo ma non sempre film
riusciti:
Saranno famosi, fresco ma alla distanza troppo furbo",
The Wall film mito per alcuni, caotico maxi-videoclip per altri,
Mississippi Burning, incerto tra approfondimento psicologico e denuncia
d'effetto... Ora con
The Commitments finalmente la sensazione di
guardare più alla sostanza che al botteghino, di lasciarsi andare
alle emozioni, all'atmosfera di un racconto vibrante e suggestivo: un gruppo
di giovani musicisti guidati da un manager intraprendente, un nome indovinato
The Commitments, le promesse, una "missione" impegnativa,
portare a Dublino la musica soul, la musica "giusta per la working-class".
Il soul con tutto il suo calore, la sua sofferenza e il suo ottimismo avvolge
il film di Parker, si sprigiona dalla verace performance degli interpreti:
le scene delle selezione dei musicisti sono proprio gli spezzoni dei provini
fatti per il cast, l'affiatamento che cresce nella band è autentica
maturazione artistica del gruppo, la colonna sonora un repertorio musicale
di assoluta originalità e feeling.
"I dodici commitments sono stati selezionati tra oltre 1500 giovani...
Ogni giorno diventavano più bravi, la vicenda del film diventava
la loro vicenda, li abbiamo messi insieme a caso e, dopo un mese, erano
già un gruppo professionale. Cantano insieme ancor oggi e sono molto
apprezzati come band... Abbiamo scelto la colonna sonora tra trecento canzoni,
tutte di giovani irlandesi, che si ispirano alla black-music genere Otis
Redding, ma con un sound molto più moderno. Soul è una parola
bianca che raccoglie molta musica nera di origine diversa. Anche certo
rock che si sente suonare oggi richiama il soul. Era diventato troppo semplicistico
e ripetitivo e allora si comincia a guardare indietro..."
C'è in
The Commitments il desiderio di un autore di riappropriarsi
del presente attraverso i giovani e la loro voglia di riscoprirsi vivi
nella musica e nell'aggregazione spontanea, c'è il piacere comune
di ritrovare nella fusione dei musicisti e dei loro accordi tutto il fluire
della cultura rock degli ultimi trent'anni, c'è uno sguardo non
banale sulla emarginazione sociale, sulle contraddizioni nazionalistiche
in un'Europa sempre più grande, sempre più unita, ma tutt'altro
che uniforme nel suo rinnovamento e nella sua "ricchezza".
"In realtà
The Commitments è anche un film
politico, perché parla di un paese povero. L'Irlanda di oggi mi
ricorda la Londra grigia della mia infanzia. E parla di giovani che non
hanno altro che la musica per sopravvivere. Insieme c'è la disoccupazione.
L'unica speranza è quella di avere una chitarra e forse con tre
accordi indovinati riesci a guadagnarti un po' di dignità".
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