Le sei donne che hanno messo mano al film, pur dicendo sempre la verità storica, evitano gli atteggiamenti manichei ed enunciano tutto con molta obiettività. I fatti, del resto, sono quelli, e quelli sono i personaggi, inventati o reali, proposti sempre con stile e tramite immagini spesso dai colori nebbiosi che coincidono con quei climi londinesi in cui si riflette tutto il film. Lo sostengono interpreti di fama, quali le inglesi Carey Mulligan ed Helena Bonham Carter, e - regalata da Hollywood - la grande Meryl Streep, tutte convinte a gridare «voto alle donne!», ma con britannica misura. |
Gian Luigi Rondi - Il Tempo |
Sarah Gavron per fare questo film ci ha messo diversi anni, insieme alla sceneggiatrice, Abi Morgan, ha lavorato sugli archivi, le lettere, i diari intimi e mai pubblicati di numerose donne come la protagonista con l'obiettivo di raccontare la vera storia delle suffragette distorta allora e di cui ancora oggi non si parla nelle scuole. (...) Nella tradizione del cinema inglese «impegnato» popolare, senza gli elementi disturbanti di un Ken Loach, Suffragette si basa più sulla scrittura (e molto sul cast a cominciare da Carey Mulligan che dà vita con molta irruenza e sensibilità al personaggio di Maud Watts) che su la messinscena con la bella intuizione però di mettere al centro non una figura storica, la leader Pankhurs, ma una donna «comune», e la sua conquista di una nuova sicurezza, che ne racconta molte altre. «Ordinarie» come lei ma che hanno incarnato questa battaglia attraverso passaggi sottili, emozioni instabili, paure e angosce. Quelle di Maud Watts e quelle delle sue compagne, operaie come il personaggio di Anne-Marie Duff (...). O la farmacista di Helena Bonham Carter, determinata con coraggiosa ostinazione, che voleva essere medico e non ha potuto studiare perché il padre lo ha vietato. La loro lotta è tutta esterna, di sé queste donne parlano poco ma il film ci dice che la battaglia continua e non solo perché in Arabia saudita il diritto di voto le donne lo hanno ottenuto nel 2015. |
Cristina Piccino - Il Manifesto |
Un ritratto ben confezionato di eroina risvegliata dal movimento, la candida e tenace Maud della Mulligan (...). Opera corale, istruttiva, completa nel merito (dal sistema di emarginazione alla violenza istituzionale al sacrificio), è affidata a documenti storici approfonditi (diari, lettere). Richiama il cinema di coscienza civile anni 70. |
Silvio Danese - Nazione-Carlino-Giorno |
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Londra, 1912. Maud Watts è una giovane donna occupata nella lavanderia industriale di Mr. Taylor, un uomo senza scrupoli che abusa quotidianamente delle sue operaie. Alcune di loro combattono da anni a fianco di Emmeline Pankhurst, fondatrice carismatica e ricercata della Women's Social and Political Union. Solidali e militanti, le suffragette combattono per i loro diritti e per il loro diritto al voto. Mite e appartata, Maud diventa presto una militante appassionata e decisa a vendicare le violenze in fabbrica e a riscattare una vita che la costringe alle dipendenze degli uomini. Arrestata più volte, perde il lavoro e viene 'ripudiata' dal marito che la caccia di casa e adotta a una famiglia borghese il loro bambino. Rimasta sola trova ragione e forza nella lotta politica, attirando con le sue sorelle l'attenzione del mondo che adesso dovrà starle a sentire. Affidato ad una documentazione storica approfondita Suffragette richiama il cinema di coscienza civile anni 70: un'opera forse didascalica, ma corale e istruttiva. |