Stage Beauty
Richard Eyre - USA/Gran Bretagna/Germania 2005 - 1h 40'

da La Stampa (Lietta Tornabuoni)

     Stage Beauty di Richard Eyre, tratto dal libro di Jeffrey Hatcher Compleat Female Stage Beauty, è ricco, divertente, interessante e fornisce molte notizie ignote o dimenticate sulla società e sul teatro inglese. Per quasi vent'anni, durante il periodo puritano, dal 1642 tutti i teatri, a Londra e altrove, erano rimasti chiusi. Al ritorno sul trono del re Carlo II nel 1660, la vita teatrale riprese con il repertorio elisabettiano (Marlowe, Shakespeare) e il re emanò due editti: il primo permetteva per la prima volta alle donne di esibirsi in palcoscenico, il secondo vietava agli uomini di recitare in personaggi femminili. Il film racconta la deriva del maggiore attore dell'epoca, bravissimo, sublime nella parte di Desdemona, definito dal diarista Samuel Pepys «la donna più carina di tutto il teatro»: Edward Kynaston detto Ned, amante del duca di Buckingham, adorato dal pubblico, perse il lavoro, la condizione sociale, lo stile di vita, mentre il teatro si popolava di vere donne e si avviavano al successo Nell Gwyn l'amante del re e Maria, la sarta dell'attore che già recitava clandestinamente. Con l'aiuto di quest'ultima l'attore divenne regista e creatore di spettacoli (più tardi sarà pure marito e padre). Due sequenze belle: l'attore che ha appena finito di recitare Desdemona viene invitato a un giro in carrozza da due signore aristocratiche che, eccitate dalla sua doppia sessualità, cominciano a toccarlo e frugarlo come avrebbero fatto coi loro cani, con la stessa prepotente padronanza; il re chiede all'attore di recitare per lui una parte maschile, Otello, ma lui non ce la fa, esita, balbetta, il lungo esercizio ela vocazione lo riportano a gesti e falsetti femminei. Bravi interpreti, costumi magnifici. Esempio di accuratezza: sulla faccia del re (Rupert Everett, un po' ingrassato, un po' tirato, baffuto) dopo il trucco è stata passata una lacca che la rende, levigata, splendente, remota. Sulla confusione o convivenza dei sessi in un'unica persona, dopo molto brillanti ragionamenti ed episodi sull'uomo-donna e l'identità sessuale, la conclusione è inevitabile, ovvia: non esiste alcuna identità che non sia bisessuale.

LUX - maggio 2005