Non
era facile scegliere un film, uno solo, unico, grande e significativo
per celebrare questo benedetto centenario. In testa alle
classifiche critiche c'è sempre il superlativo
Quarto
potere, ma il "no trespassing" di
Welles,
il suo Xanadù e la sua Rosebud, sono meccanismi fin troppo
perfetti di un'insuperata complessità stilistica che esalta
in modo esemplare la potenzialità
espressiva
ed autoriale del cinema ("uno stile che crea il senso",
diceva Bazin)... Accantonata quindi l'esibizione austera del classico
del classici, la nostra serata non poteva che risolversi in una
commemorazione ugualmente "classica", ma pił confidenziale
e appassionata, lasciando briglia sciolta al nostro personalissimo
gusto (e alla retorica di rito). Ed eccovi allora il meraviglioso,
commovente, indimenticabile
Sentieri
selvaggi, indiscusso capolavoro del miglior John Ford,
una pietra miliare del cinema e del western (USA -
1956)
e, per noi, un film che sa rivelare ad ogni visione nuovi spunti
di riflessione ed ulteriori sussulti di (palpitante!) emozione.
E non è solo un fatto di sintonia personale e cinefila
(ognuno ha un titolo nel cuore, il "suo" film) perché
davvero
SENTIERI SELVAGGI è un momento intenso e vitale nella costruzione dell'immaginario
collettivo di questi cent'anni: in questa "banale" storia di
indiani e cowboy, con la piccola Debbie rapita dai pellerossa e lo zio Ethan e l'amico Martin che la cercano disperatamente (The Searchers è il titolo
originale),
c'è la summa di una concezione mitica del cinema che sa riassumere
in racconto epico l'intensità del vivere, in un breve sguardo 'emozione
di un sentimento, in una semplice inquadratura una visione del mondo. Nel
viatico dei protagonisti, nelle loro peripezie, nell'esplodere delle loro
dinamiche personali, c'è la metafora di un inarrestabile vagabondaggio
esistenziale, c'è la passionalità dell'amore per la terra,
dell'odio (razziale) e della vendetta, della nostalgia per le occasioni
perdute della vita. E poi c'è lui, John Wayne, con la sua andatura
strascicata, con il suo sguardo perso verso la frontiera e ci sono le note
languide di Lorena e quell'uscio che apre e chiude il film...
Cento anni di cinema, una finestra su un mondo fatto di realtà e
di sogni, cento anni di immagini passate sullo schermo e "fermate"
nello sguardo, nella memoria e nel cuore.
Buona visione.
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