La realizzazione e le vicende di
Quarto
potere, per molti il più bel
film di tutti i tempi, costituiscono un pezzo di storia moderna
autenticamente appassionante. Per la prima, ci si può documentare su un
libro di Robert L.Carringer, "Come Welles ha realizzato Quarto potere" ,
pubblicato di recente dal Castoro. Alle seconde sono dedicati un
documentario «nominato» agli Oscar e - ora - un film di fiction,
RKO
281,
prodotto da Ridley e Tony Scott per la televisiva HBO. Genio conclamato
all'età di 24 anni, Orson Welles (Liev Schreiber) sceglie come
protagonista di quello che sarà il suo capolavoro, mascherandolo sotto il
nome di Kane, il magnate della stampa William Randolph Hearst e ne
interpreta lui stesso la parte. Convince il riluttante Herman Mankiewicz (John
Malkovich) a scrivere una sceneggiatura sull'uomo che pretende che
tutti gli americani vedano il mondo secondo la sua ottica (qualsiasi
riferimento alla situazione di oggi non è puramente casuale) e ci mette
dentro anche le questioni private di Hearst e della sua giovane amante,
l'attrice Marion Davies, interpretata da Melanie Griffith («Rosabella», la
slitta/enigma di Quarto potere, era il nomignolo affettuoso con cui il
vecchiaccio chiamava il sesso di Marion). Inviperito, il Creso dei media
giura di bloccare l'uscita del film e di distruggere il sacrilego,
mobilitandogli contro la (sua) stampa e i padroni delle major
hollywoodiane. L'idea d'avvio è brillante: come nel prologo di
Quarto Potere, la vita del protagonista viene riassunta da un falso cinegiornale
d'epoca. Ciò che segue rientra di più nella routine del genere biografico,
prendendo le cadenze di un racconto morale con Davide che sfida Golia e
trionfa, contro ogni probabilità. Se Schreiber è una pallida copia di
Orson (e chi non lo sarebbe?), la sobria interpretazione di Malkovich
merita tutti gli elogi.
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La leggenda di Quarto Potere
Esce in Italia "RKO", il film di Benjamin
Ross,
nato da un progetto di Ridley Scott, sull'esordio tumultuoso del grande
autore
«Volevo realizzare un film che non fosse tanto il resoconto di un
conflitto quanto un'indagine di tipo caratteriale. perciò desideravo
rappresentare un uomo dai molti risvolti. È stata mia l'idea di mostrare
che sei o più individui avrebbero potuto avere tante opinioni
contrastanti, che riguardavano la natura di una sola indole. Ovviamente
tale concetto non avrebbe funzionato se fosse stato applicato ad un comune
cittadino americano». Così Orson Welles rispose alla domanda se
Citizen Kane fosse ispirato a Hearst. Una conferma indiretta, suffragata dal
magnate che, riconoscendosi nel film, usò tutto il suo potere per
impedirne l'uscita, manifestando il suo antisemitismo con le minacce ai
dirigenti ebrei delle Major. RKO, la vera storia di
Quarto Potere, il
film di Benjamin Ross in uscita in Italia, racconta l'esordio
cinematografico del giovanissimo Orson Welles all'inizio degli anni
Quaranta, dopo che già aveva terrorizzato l'America con l'audace
trasmissione radiofonica "La guerra dei mondi", l'origine del film, la
collaborazione con lo scrittore Herman Mankiewicz tradito e poi recuperato
e con il grande direttore della fotografia Gregg Toland con il quale
reinventò la tecnica di riprese e di illuminazione, e infine il conflitto
con il conflitto con il "nemico" Hearst. Nel cast ci sono Liev Schreiber (Welles), John Malkovich
(Mankiewicz), James Cromwell (Hearst), Melanie
Griffith (Marion Davies), Brenda Blethyn (Louella Parsons). Il progetto
di RKO si deve a Ridley Scott, che cinque anni fa fu colpito dalla visione
del documentario "The battle over Citizen Kane" e ne acquistò i diritti,
ma le trattative con le Major si prolungarono per troppo tempo, il regista
fu distratto da altri impegni, tra i quali "Il gladiatore" e quando la Hbo
aderì al film, Scott rimase come produttore e affidò la regia a Ross, che
lo ha girato tutto negli studi londinesi di Shepperton, dove ha
ricostruito il castello di Hearst. Malgrado l'ostracismo, Quarto potere
uscì: con un appassionato intervento sul tema della libertà, essenziale
nel momento in cui Hitler stava soffocandola in tutta l'Europa. Welles
riuscì a convincere gli azionisti della Rko a non distruggere il film. La
prima fu al Palace Theatre di New York, l'1 maggio 1941, in quella
settimana Welles compiva 26 anni. Non fu un grande successo, la rivincita
venne più tardi: ancora oggi
Quarto Potere è ritenuto "il film più bello
del mondo". (m.p.f.)
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Hearst contro Welles - storia di una
battaglia
Il regista Benjamin Ross e le polemiche sul
mito l'intervista
MARIA PIA FUSCO
Roma - Non un documentario, ma «un'allegoria di come si fa un film, una
metafora del conflitto tra artista e potere, che prescinde dal contesto
storico, Hearst potrebbe essere Hughes o Murdoch o Berlusconi». Così
Benjamin Ross, il regista inglese di RKO, la vera storia di "Quarto
potere" , definisce il suo film. «Ma una volta finito, ci siamo accorti
che il film è anche altro. C'è il tema del doppio, della vicinanza tra le
personalità del regista e del magnate, che emerge dal dialogo con Herman
Mankiewicz, lo scrittore interpretato da John Malkovich, il primo a capire
che Welles non scelse a caso la storia di Hearst, aveva con lui una specie
di identificazione». Nel suo film Hearst è trattato con molto
rispetto... «Non volevo una contrapposizione tra il buono e il cattivo,
non è mai così nella vita. E come Welles era pronto a tutto pur di fare il
suo film, Hearst fu capace di qualunque bassezza per non farlo uscire. E
fu comunque una lotta tra Davide e Golia, solo un giovane poteva portarla
avanti, a 24 anni Welles aveva l'incoscienza, il coraggio, l'arroganza e
l'egocentrismo necessari per non soccombere».
La "sua" Marion Davis è
diversa da "Quarto potere"... «Con il personaggio di Susan Alexander,
Welles la trattò con molta cattiveria, ma la Davis fu anche una buona
attrice e si comportò con molto affetto e lealtà con l'amante Hearst.
Melanie Griffith è stata straordinaria nel restituirle fragilità e
umanità. Anni dopo il film Welles si pentì, ammise di essere stato
ingiusto con lei». Cos'è per lei "Quarto potere"?
«Qualcosa di
irripetibile, come Mozart. Quando lo vidi in tv avevo 9 anni, e mi
divertii, ricordo l'energia, la forza delle immagini. È un film popolare,
accessibile ai bambini. È una delle ragioni per cui ho fatto "RKO", non
voglio che la memoria di Welles resti affidata solo a cinefili
intellettuali. È triste che gli spettatori di "RKO" siano tanti di più di
quelli che hanno visto "Quarto potere"». Lei ha ereditato il progetto
del film da Ridley Scott... «Non è un progetto che piace alle Major,
non è stato facile montarlo, se non fosse intervenuta l'Hbo non si sarebbe
fatto il film. Scott lo ha prodotto, ma era occupato dal Gladiatore e non
è mai intervenuto. Peccato che non ho ereditato il budget: per Ridley era
di circa 80 milioni di dollari, per me è stato di 10 milioni di
dollari». Come hanno reagito i fanatici di Welles?
«Per alcuni
Welles è un'icona intoccabile, quelli si sono arrabbiati. Io odio questo
atteggiamento, mi piace essere blasfemo, farlo scendere dal piedistallo e
renderlo un personaggio popolare. Mi sembra un modo "alla Welles", credo
che lui avrebbe capito che il film è un atto d'amore».
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