ORSO d'argento - BERLINO 2006
da Film Tv (Aldo Fittante) |
Anni '70. In una piccola cittadina della Germania del Sud la 21enne Micaela cresce in una famiglia profondamente religiosa. Il padre è gentile e premuroso, la madre fredda e distante. Micaela ha un problema, i medici sentenziano: epilessia. Ma lei sente, nel suo corpo, voci sinistre, e la sua spiritualità ben presto si scontra con i demoni da cui è convinta di essere posseduta. Le cose paiono cambiare quando la ragazza si trasferisce a Tubinga, per frequentare l'università. Per strada si sente l'odore e si scorgono i colori del post-sessantotto, vengono consumati i primi baci, le prime canne, le ineluttabili trasgressioni. Ma è solo un malinteso. Quelle voci ritornano, più inquietanti e incessanti che mai. E per Micaela si prospetta il buio. Siamo dalle parti dell'Esorcista (molto vicino a questo film più di quanto appaia d'acchito) e il fatto è realmente accaduto. Il regista Hans-Christian Schmid usa uno stile asciutto, e si affida principalmente a un gruppo di attori davvero di prim'ordine. A cominciare dalla straordinaria protagonista, Sandra Huller, considerata una delle attrici più talentuose di Germania, già apprezzata in teatro nei panni shakespeariani di Giulietta e in quelli di Medea, al debutto assoluto sul grande schermo, e giustamente premiata con l'Orso d'Argento al Festival di Berlino 2006. Di notevole spessore anche Karl Klinger, nel ruolo del padre. Un'opera che turba nel suo silenzioso progredire. |
da Il Messaggero (Fabio Ferzetti) |
Premiato a Berlino per la grande interpretazione di Sandra Hüller, Requiem è la classica profezia che si autoavvera. Dietro ha una storia accaduta nei primi anni 70, reinventata però con la libertà del miglior cinema. Libertà e verità: perché un film non deve "ricostruire i fatti" ma mostrare la necessità del loro accadere, esplorare con i mezzi della finzione la verità profonda di un conflitto. In questo senso Requiem è esemplare. Visto il tema era facile cadere nel didattico o nel grand guignol. Mentre Schmid e la sua prodigiosa attrice danno il giusto peso a tutte le forze in campo. L'arretratezza del mondo rurale, l'inerzia delle radici, il conflitto fra la fisicità che si esprime nella fede (la pedalata iniziale per giungere al santuario è un grande incipit ) e quella, ingovernabile dunque temibile, scatenata dai primi amori... Trent'anni fa tutto questo poteva suonare perfino scontato. Oggi invece il pendolo della Storia, e l'osceno rigurgito di fanatismo religioso, rendono Requiem sorprendente e tragicamente attuale. Ragione di più per non perderlo. |
da La Stampa (Alessandra Levantesi) |
Ispirato a un fatto vero, il film si direbbe una variante seria di L'esorcista, pur essendo in realtà un dramma dell'anima dalle luci nordiche. In cura dai medici come epilettica, la studentessa universitaria Michaela è assillata da voci e apparizioni allarmanti, che finiranno per indurre un giovane prete a praticarle il rito scacciaspiriti. Il regista Hans-Christian Schmid non crede affatto, né vuol far credere, che forze oscure esistano al di fuori della mente, sicché si impegna a radicare il problema della protagonista nel contesto di un ambiente borghese e cattolico della Baviera anni 70. L'idea è quella di motivare come una giovane cresciuta in un'apparente normalità possa covare distruttive pulsioni rivendicative, quei sentimenti repressi che i sociologi riscontrano spesso nei profili psicologici dei terroristi. Un critico tedesco, paragonando la ribellione inconsapevole di Michaela a quella della famigerata pistolera Gudrun Enslin, si è spinto fino a definire Requiem (con qualche esagerazione) «una ballata sui demoni della Bundersrepublik». |
i giovedì del
cinema
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TORRESINO
gennaio-marzo 2007
PRIMA VISIONE
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