Razlucnica
(L'intrusa) |
Amore e morte nel Kazahstan. In Razlucnica
(L'intrusa), opera prima del sovietico Amir Karakulov, due fratelli
vedono il loro vivere sconvolgersi per la presenza di una ragazza. Rustem
ha venticinque anni, Adil' solo diciotto; abitano da tempo nella stessa
casa, non è importante di cosa e come vivano, le loro giornate passano
spensierate e sono uniti da un affetto profondo. Quando però Rustem
si innamora di Dal'mira e la porta a vivere in casa subito il rapporto
s'incrina. Dapprima Adil' si sente abbandonato, poi s'ingeloscisce perchè
Dal'mira ha toccato anche il suo cuore. Mentre Rustem si assenta per un
lungo periodo di lavoro Adil' si getta tra le braccia di Dal'mira: lei
lo respinge, ma è solo questione di un attimo, poi il triangolo
amoroso si delinea con tutta la forza di una passione giovane e sofferta.
Al ritorno del fratello ogni cosa sembra come prima ma il peso delle tensioni
d'amore si fa via via insostenibile. Rustem va da Dal'mira che dorme e
la soffoca con il cuscino, quindi torna da Adil'. Nei loro sguardi c'è
tristezza, indecisione, forse complicità: il futuro è di
nuovo tutto loro, in solitudine e angoscia. Raccontando la trama de L'intrusa
sembra di sprofondare nel melodramma più banale e sfacciato; in
realtà Karakulov tiene sospeso tempo e spazio al limite della sopportazione
ritmica e figurativa. La stasi della situazione sentimentale si ripercuote
su immagini e dialoghi: la distesa della steppa, lo sfondo bianco di un
muro, la tetra cornice dei sobborghi rurali: un realismo quasi documentaristico,
affiancato da un fotografia pastosa, quasi sgranata, da sviluppi narrativi
lenti a configurarsi, rapidi nello spegnersi: Adil' torna a casa e trova
inaspettatamente Dal'mira; poche parole, pochi gesti, giusto il tempo di
sedersi a tavola e di mangiare in silenzio, con avidità... Di nuovo
il tramite del cibo per raccontare la disperazione: Azil sbuccia e mastica
cipolle con una benda nera sugli occhi per fermare (nascondere!) le lacrime.
La rivalità tra i due fratelli si esplicita in un'assurda gara di
apnea in piscina, un proposito di fuga di Adil' si esaurisce in un inseguimenteo
a tre sopspeso nel buio della notte, sotto il lampeggiare di un semaforo...
Se Razlucnica appare non completamente risolto non gli si può
negare di trasmettere allo spettatore un coinvolgente senso di sofferenza
e di stagnazione, un'atmosfera greve di claustrofobia esistenziale.
e.l. Il Mattino di Padova - 6 settembre 1991 |
Venezia 1991: Settimana Internazionale della Critica |