La ragazza del lago |
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22° SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA Premio Isvema per un film opera prima o seconda |
10 David |
miglior FILM miglior regista miglior regista esordiente miglior attore protagonista miglior sceneggiatura (Sandro PETRAGLIA) miglior produttore (Francesca CIMA - Nicola GIULIANO) miglior direttore della fotografia (Ramiro CIVITA) miglior montatore (Giogiò FRANCHINI) miglior fonico di presa diretta (Alessandro Zanon) migliori effetti speciali visivi (Paola TRISOGLIO e Stefano MARINONI) |
Breve
piano sequenza su un panorama alpestre e verdeggiante, stacco, schermo
nero con il nome Toni Servillo scritto bianco al centro e già i due
‘protagonisti’ sono inquadrati. Il film di Malaioli è il giallo che
il regista romano (alla sua opera prima dopo circa vent’anni di
esperienza come aiuto) trae dal romanzo della norvegese Karin Fossum.
Non fiordi allora, ma le valli della provincia friulana (Udine) per
raccontare la storia di un omicidio attraverso un abile meccanismo di
‘opposizione’ e ‘compensazione’ (vita-morte, sanità-malattia,
giustizia-ingiustizia, verità-falsità… ‘normale’-‘anormale’). La
scoperta del cadavere di una bella ragazza, presso la riva del lago
avvia le indagini del commissario Giovanni Sanzio (Toni Servillo). Un
paese anonimo, un omicidio, il lago, il ‘matto’ Mario e la sua
leggenda d’incantesimi (nel lago ci sarebbe un serpente, chi lo guarda
cade addormentato: questo è quanto successo ad Anna, secondo Mario),
sono solo i primi elementi che introducono lo spettatore in un mondo
che si rivelerà affetto da tante ‘anomalie’.
La ragazza del lago
è tutto un sommarsi di personaggi ‘malati’, tutti palesemente colpiti
dalla sventura e il delitto sembra mettere in moto uno strano
meccanismo per cui più il commissario indaga, più il complesso
intreccio di rapporti rivela i suoi ‘vizi’. Nessun personaggio si
salva, tutti sono ‘sbagliati’, ognuno si fa simbolo di un ‘male’, di
un malessere intrinseco. L’immagine complessiva dell’opera non
precipita però in quel grottesco che tanta abbondanza di anormalità in
un paese così spopolato potrebbe suggerire. Il mosaico di personaggi
non tende enfatizzare i toni drammatici e a rimarcare quel senso di
giustizia perduta, ma nella complessità delle situazioni (che vanno a
riequilibrarsi, in uno sguardo d’insieme) e nella costruzione a catena
del tema ‘colpa-perdono’, trova il giusto intarsio di sfaccettature
per non farne solo inverosimili casi simbolici, per rendere semmai
‘simbolo’ il loro gioco di relazioni. Palesando il difetto, diventa
forse più semplice raccontare paure, angosce, rabbia, rancore… |
Erica Buzzo - MC magazine 20 settembre 2007 |
cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2008