Pump Up the Volume |
Hard Harry trasmette solo di notte, la sua radio
pirata diffonde le note dure del rap assieme a sovversivi sproloqui che
"liberano" le fantasie post-adolescenziali, criticando l'ambiente
borghese cittadino e la rispettata sede scolastica locale. Sì, perché
il D.J. misterioso che accende il buio dell'etere con le sue performance
"sporche" alla Lenny Bruce, di giorno è un timido studente
liceale di una piccola città dell'Arizona, sottomesso alle rigida
ottusità delle istituzioni e del corpo insegnante. Non conta che
il destino di quella stazione radio nascosta tra libri e vhs sia immancabilmente
segnato, il "segno" lasciato da Hard Harry è incisivo
e indelebile, sia per il perbenismo borghese della finzione cinematografica,
sia per l'eco sociale che negli States Pump Up the Volume (Alza
il volume) ha provocato. Ad un certo fastidio nell'opinione pubblica
per il tono lassista e provocatorio del film di Moyle, ha risposto un'ondata
di consensi giovanili che non hanno fatto solo fronte compatto nella rabbia
contro la scuola, ma che hanno saputo estrapolare rivelatori giudizi di
merito sulla politica interna americana, focalizzati nelle dichiarazioni
del giovane interprete (Christian Slater): "I nostri genitori appartenevano
ad una generazione cresciuta in un periodo con valori e fedi molto forti,
dopo la guerra, durante gli anni Sessanta. Noi non abbiamo avuto nulla
del genere, ma i giovani cominciano a capire di nuovo il senso della politica...
Al giorno d'oggi le cose sembrano andare all'indietro. In America i soldi
vanno nelle direzioni sbagliate. Come si fa a pagare ad attori come me
somme esorbitanti di denaro quando gente come poliziotti ed insegnanti
guadagnano così poco e rischiano la loro vita tutti i giorni. E'
proprio strano..."
e.l. pieghevole LUX - gennaio/febbraio 1992 |