Il proiezionista (The
Inner Circle) |
L'idea venne a Konchalovsky ancora nel 1967,
prima di emigrare in America, quando gli capitò di conoscere Alexander
Ganshin, il proiezionista di Stalin, l'uomo che per anni gli era stato
vicino proiettandogli in specialissime riunioni cinefile quei classici
del cinema che il dittatore tanto amava. Sui racconti di quell'uomo (Ivan
nel film) e soprattutto sulla sua incrollabile fede nel "piccolo padre"
è costruito The Inner Circle che, girato in Russia, proprio
al Cremlino e nei palazzi ufficiali del potere, cerca di ricreare per lo
spettatore quell'atmosfera di fascinazione che in quegli anni sedusse non
solo il piccolo proiezionista... "Io non volevo fare un film sulla vita privata di Stalin. E' più interessante vedere il tiranno con gli occhi di uno schiavo che lo ama, così si possono capire i perché dello stalinismo, che significa capire la mentalità russa. Anche se Stalin è la figura centrale, nel film si fa sempre più piccolo e il protagonista diventa Ivan, il proiezionista. Più riflesso che luce, ma il riflesso più forte della luce stessa." In un ruolo così emblematico l'interpretazione di Tom Hulce lascia in parte perplessi e spesso anche l'approccio registico di Konchalovsky appare troppo didascalico, ma Il proiezionista resta una significativa occasione per rileggere in chiave non populistica un momento fondamentale di questo secolo, per rileggere la Storia attraverso una finzione scenica che vorrebbe ergersi a simbolo di un atteggiamento psicologico. "The Inner Circle non una storia realistica. È un film metafisico e anche grottesco, come grottesca è la vita in cui la tragedia continuamente si mescola alla commedia. È un film sulla mentalità russa, così segnata di mentalità musulmana, che non riesce a liberarsi dal bisogno del tiranno, della crudeltà e del carisma di un uomo forte. Ieri come oggi, come sempre... Io non ho fatto un film consolatorio per il mio popolo: ho ricordato ai miei concittadini le loro responsabilità di fronte alla storia" e.l. pieghevole LUX - settembre/ottobre 1992 |