Porzus
Renzo Martinelli - Italia 1997 - 1h 50'

  

E' il febbraio del '45, in quel di Porzus, provincia di Udine. Dopo un sanguinoso agguato contro i partigiani rossi che tentavano di passare in Jugoslavia per unirsi alle truppe di Tito, l'astio tra la Osoppo (legata ai democristiani e al partito d'azione) e la brigata comunista (GAP) guidata dal al comandante Geko esplode in una vera faida fratricida. Un pezzo di storia d'Italia sconosciuto e sottaciuto, un episodio della guerra partigiana dimenticato e da dimenticare.
Anche nel film di Renzo Martinelli, presentato tra tante polemiche al festival di Venezia, l'evolversi di tensioni politiche e crudeltà individuali non giunge ad una spiegazione chiarificatrice, ma al di là della sospensione del giudizio storico c'è in Porzus un'aura di irrisolutezza stimolante e fastidiosa insieme. La forza narrativa dell'episodio partigiano pulsa e sgomenta, ma l'approccio cinematografico è banalmente irrispettoso. L'incontro da vecchi, tra Geko (Gastone Moschin) e Storno (un sopravvissuto della Osoppo, interpretato da Gabriele Ferzetti), che rievocano il racconto, è teatrale ed esagitata e l'enfasi dell'avventura (con tanto di epici rallenti) si confà più al western che alla tragedia dell'ultima guerra. Il giovane comandante Geko (Lorenzo Crespi), bello e tenebroso, recita con toni da fotoromanzo e, in generale, la credibilità di molti personaggi e situazioni appare approssimativa (tra l'altro Crespi parla con malcelato accento siciliano, Moschin invece in perfetto veneto). L'idea infine di utilizzare il "morphing" per trasformare i volti dei protagonisti dal passato al presente è un effettismo da videoclip del tutto incongruo.
Eppure Porzus è da vedere proprio per analizzare di persona l'incontro contraddittorio, ma pregnante tra storia e fiction e verificare come, se il cinema può risultare utile per un dibattito sul revisionismo storico, non bastano una buona tecnica (Martinelli arriva "modestamente" a dichiarare "Io giro da dio") e una pagina di guerra inedita e sconvolgente per qualificare con dignità il cinema d'autore.

e.l. La Difesa del Popolo 28/9/9