Paolo Genovese ha costruito una delle commedie italiane più divertenti, ben recitate e ricche di trovate degli ultimi anni. Una sorpresa inaspettata perché raramente, anche dalle parti di Hollywood, si era vista una sceneggiatura così brillante (scritta a dieci mani), senza cali di ritmo, capace di alternarsi tra grottesco e drammatico in maniera impeccabile, con sorpresa finale davvero imprevedibile. Insomma, un gioiello del quale essere fieri. (...) Una roulette russa tecnologica che parte come gioco trasformandosi, minuto dopo minuto, in un massacro. Genovese orchestra perfettamente il suo «coro» lasciando ad ognuno il giusto spazio, facendo crescere in modo equilibrato il disagio di ogni protagonista, toccando punte alte di umorismo e invitando lo spettatore a sedersi a quel tavolo come fosse uno degli ospiti. Un film strepitoso che vorreste vedere e rivedere. |
Maurizio Acerbi - Il Giornale |
Commedia di interni e di sorprese, Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese ricapitola in un'ora e mezza il bene e il male del cinema italiano, specie di quel cinema italiano «medio» che dovrebbe essere l'architrave portante della nostra industria cinematografica e che nonostante gli sforzi di molti non riesce mai davvero a imporsi (...). Cominciamo naturalmente dai meriti. (...) Man mano che il film procede, vengono a galla tradimenti veri o immaginati, si svelano situazioni nascoste, si confessano segreti e peccati. Affidati a un gruppo di ottimi attori i sette personaggi svelano ognuno umanità, difetti e paure, doppiezze e falsità: i dialoghi sono ben scritti, credibili e veritieri, capaci di far scivolare il tono della serata dalla simpatia conviviale alla reticenza al gelo degli svelamenti. E ogni attore si adatta con professionalità al proprio ruolo (...) Senza dimenticare che per una volta il finale è davvero una «bella» sorpresa, nel senso che tira le file di quello che si è visto fino ad allora in modo né scontato né gratuito. Lasciando allo spettatore il gusto per un ennesimo colpo d'intelligenza creativa. Ma allora quali sono i difetti? Perché si esce dalla visione con una certa sotterranea insoddisfazione? Cercando di razionalizzare, direi la sensazione di essere finito in un meccanismo fin troppo ben oliato, dove la sceneggiatura (e non la messa in scena) finisce per decidere ogni cosa. Che è un po' quello che mi è successo dopo aver visto altri film italiani «simili» (...) I nostri ragazzi di Ivano Di Matteo, Il nome del figlio di Francesca Archibugi, Dobbiamo parlare di Sergio Rubini, come se tutti avessero bisogno di «difendersi» dal mondo esterno, dall'intrusione di qualcosa che potesse scompaginare l'ordine e la coerenza della scrittura. Ecco cosa non mi ha convinto nel film di Genovese: sono di fronte a una prova di scrittura che finisce per «uccidere» l'anima di chi dovrebbe farla vivere; ogni personaggio si presenta allo spettatore insieme alla sua sceneggiatura e non la dimentica mai, se la porta appiccicata addosso, nei comportamenti e nelle battute. E' tutto previsto (e prevedibile) (...). Così alla fine il film non ti ha lasciato la libertà di riflettere su quello che hai visto, ma ti ha portato a ribadire quello che il film ha già deciso di farti pensare. Come in un articolo di costume o in un dibattito televisivo. Ma il cinema dovrebbe essere qualcosa di diverso: giusto scrivere delle belle sceneggiature - ci mancherebbe altro - ma con un gruppo di attori così bisognerebbe avere il coraggio di «dimenticarle» e lasciare che ognuno ci inietti il suo sangue e la sua carne... |
Paolo Mereghetti- Il Corriere della Sera |
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Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta. Un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio della nostra memoria, oggi nelle nostre sim. Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare? Paolo Genovese dirige "attorno ad un tavolo" un brillante "scontro conviviale" sull’amicizia, sull’amore e sul tradimento, che porterà quattro coppie di amici a confrontarsi e a scoprire di essere “'perfetti sconosciuti”. Una delle commedie italiane più divertenti, ben recitate e ricche di trovate degli ultimi anni e con un finale che è, come il film stesso, davvero una «bella» sorpresa. |