La
partita
- La difesa di Luzhin
(The Luzhin Defence) |
da La Stampa (Lietta Tornabuoni)
Alla fine degli Anni Venti in Italia, in un grande albergo elegante sul lago (è la Villa Erba a Cernobbio, la casa d’infanzia di Luchino Visconti) si svolge un importante campionato mondiale di scacchi. Si sfidano un campione italiano e il geniale giocatore russo Luzhin: un uomo giovane, agitato, un poco stralunato, immerso nella passione degli scacchi come in un’ossessione perenne, perseguitato dal ricordo d’infanzia e d’adolescenza della fine del matrimonio dei genitori, improvvisamente innamoratissimo d ’una ragazza russa incontrata in albergo. La ragazza, che la famiglia vorrebbe destinata a un aristocratico, è sedotta dall’originalità e dal genio di Luzhin, si propone (come tante donne) di cambiarlo, di riportare la sua ossessione alla normalità. Luzhin, lacerato tra due passioni d’uguale violenza, arriva a immaginare la mossa che gli farà vincere il campionato, ma non resiste alla pressione: sarà la ragazza, vestita nel nero del lutto, a giocare e vincere al suo posto l’ultima partita. Vladimir Nabokov, l’autore di Lolita, scrisse il romanzo da cui il film è tratto nel 1929, in russo; è del 1964 la prima traduzione in inglese, a cui seguirono versioni in altre lingue; è uscita nel gennaio scorso una edizione italiana pubblicata da Adelphi, che ha in corso di pubblicazione tutte le opere di Nabokov. Era molto difficile trasferire in immagini la vicenda, vista come una lunga partita giocata con la vita durante vent’anni, come un conflitto insanabile tra genio e normalità o tra volontà e destino, come una possessione che permette di conoscersi scendendo nel profondo di se stessi. La regista Marleen Gorris, ammirata autrice olandese de L’albero di Antonia premiato con l’Oscar, ha costruito la storia su piani differenti e contemporanei: convivono il presente concreto (la competizione a scacchi, il grande albergo e i suoi ospiti, il grande amore), il passato ricordato (la memoria traumatica dell’infanzia e dei genitori), il thriller rappresentato dalle azioni minacciose dell’ex manager di Luzhin, la fatica interiore della ricerca delle mosse difensive vincenti. I diversi elementi non sempre fluiscono con naturalezza, non sempre sono connessi in maniera da poter essere colti con immediata facilità: ma il pubblico attuale ha abbastanza competenza di espedienti narrativi e gli attori eccellenti, John Turturro ma soprattutto Emily Watson, sono specialmente convincenti.
cinema invisibile cinema TORRESINO maggio-giugno 2001