da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Strenuo assertore dell'agonia della civiltà occidentale, nonché caso letterario tra i più enfatizzati degli ultimi anni, Michel Houellebecq arriva sullo schermo con l'adattamento del suo romanzo-culto del 1998. Lo ha diretto il tedesco Oskar Roehler, autore anche della (complessa) sceneggiatura, in cui si è concesso parecchie varianti rispetto alla pagina dello scrittore francese. Bruno e Michael, fratellastri per parte di una madre con la vocazione dell'abbandono, sono caratteri agli antipodi. Mentre il secondo ha dato l'anima agli studi scientifici, facendo tacere il corpo, l'altro - equilibrio psichico precario - è perseguitato dal sesso. Quando, adulti, si ritrovano per l'ultimo saluto alla genitrice, l'atmosfera non è delle più amichevoli. Eppure, entrambi stanno per essere coinvolti nell'esperienza più decisiva delle rispettive esistenze. Bruno conosce Chistiane, una scambista con cui concretizzare fino in fondo le proprie ossessioni; quanto all'asessuato microbiologo, ritrova Annabelle, l'antica compagna cli scuola per la quale provava un timido amore infantile. Sull'una e l'altra donna, però, incombe un crudele destino. Trasposta in immagini, la storia un tantino menagrama e largamente filosofeggiante di Houellebecq acquista una concretezza forzata; nel contempo, le opposte solitudini e il caos di un mondo dominato da desideri di plastica perdono una quota del valore emblematico d'origine. Ne esce un racconto forse un po' confuso (specie nella seconda parte), eppure condotto con un certo talento e bene interpretato da tutti. |
cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2006