Osama
Siddiq Barmak - Iran 2003 - 1h 33'

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

       Non ha solo un alto valore di testimonianza, questo povero film afgano. Perché è anche un bel film, fin dalla prima scena di una manifestazione femminile di protesta repressa sanguinosamente dal regime talebano liberticida e misogino. Realizzato fortunosamente e grazie al supporto della società di produzione del regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, il film (che è l'opera prima di un regista lungamente esule) racconta la confusa stagione di passaggio all'Afghanistan post-talebano, che non vede cancellati per miracolo antichi costumi e recenti terrori, attraverso la vicenda di tre donne: nonna, madre, figlia. Senza un uomo, di uomini in famiglia non ce n'è più dopo la desertificazione della dittatura, le tre donne sono condannate dalla giungla di pregiudizi e proibizioni alla morte per fame. Lo stratagemma è allora quello di tagliare i capelli alla più giovane, vestirla con abiti maschili e ribattezzarla Osama come un Tootsie capovolto e poco da ridere perché abbia la speranza di trovare lavoro e mantenere la famiglia. Trascinata dalla nuova identità in situazioni e ambienti maschili "Osama" finirà per farsi scoprire, umiliare, condannare alla lapidazione. Che le verrà risparmiata in cambio del matrimonio con un laido, disgustoso mullah. Uno spaccato per niente pittoresco o patetico, anzi molto energico. Un altro tassello di quel dovere della memoria che per fortuna non tutti dimenticano.

TORRESINO - marzo 2004