da La Stampa (Alessandra Levantesi) |
La guerra d'Indipendenza americana riletta in chiave massonica? È partendo da questo spunto storico misconosciuto che «Il mistero dei Templari» imbastisce un'avventura dove si mescolano svariati elementi del tipo di quelli utilizzati da Dan Brown per il best seller Il Codice da Vinci, in arrivo sullo schermo nel 2005. Qui, nel film diretto a passo svelto da Jon Turteltaub, si parla del tesoro che i Cavalieri Templari avrebbero riportato dalle Crociate, immaginando che sia finito in mano ai Massoni e trasferito in USA a bordo di una nave affidata ai comandi del «confratello» Cristoforo Colombo. Ultimo rampollo di una famiglia che da oltre due secoli è impegnata nella ricerca del mitico bottino, Nicolas Cage ha scoperto un indizio che conduce a un vascello naufragato presso il Polo Nord; ma nella carcassa della Charlotte sepolta nei ghiacci trova solo una pipa intarsiata con un ulteriore indovinello da decifrare. La chiave del mistero si troverebbe sul retro della Dichiarazione di Indipendenza, firmata nel 1776 dai padri fondatori, di cui alcuni, e fra loro George Washington e Benjamin Franklin, membri di importanti logge. Idealista animato dal sacro fuoco della ricerca e dell'avventura, ma non bassamente interessato al denaro, Cage sarebbe portato a desistere: conservata negli Archivi Nazionali di Washington e protetta da eccezionali sistemi di sicurezza, la pergamena non può essere trafugata sia pure per il tempo di darle un'occhiatina dietro. Ma il supercriminale Sean Bean non ha di questi scrupoli ed è deciso a tentare il tutto per tutto… La caccia al tesoro che mette in competizione buoni e cattivi, gli enigmi da decifrare, la doppia pianificazione del colpo, un passato misterioso di guerrieri e massoni che si riverbera sul presente, un paladino senza macchia tipo Indiana Jones, Diane Bruger fanciulla bella e coraggiosa coinvolta perché la nota sentimentale ci vuole e alcuni personaggi di alleggerimento fra cui Jon Voight, simpatico papà di Cage e il federale Harvey Keitel (massone anche lui!). Tutto concorre a fare di Il mistero dei templari un piacevole film d'evasione che galoppa liscio con l'onesta ambizione di intrattenere per un paio di ore lo spettatore come ai tempi del cinema-cinema. |
da La Repubblica (Paolo D'agostini) |
Un po’ di Indiana Jones, un po' di James Bond, e un po' di quei film giallo-rosa anni 60 alla Come rubare un milione di dollari e vivere felici (Audrey Hepburn e Peter O'Toole) o alla Gambit grande furto al Semiramis (Shirley MacLaine e Michael Caine), leggeri e avventurosi. La contaminazione è piuttosto gradevole, decisamente scorrevole. E Nicolas Cage, solitamente piuttosto cupo, non diciamo che competa in charme con Cary Grant, ma insomma lascia soddisfatti. Il protagonista è il discendente di una famiglia che si danna da duecento anni all'inseguimento di un tesoro che, raccolto e custodito dai Cavalieri Templari nel corso dei secoli, sarebbe poi stato messo al sicuro in America dalla Massoneria che contava illustri adepti tra i padri fondatori della prima democrazia del mondo. L'ossessiva ricerca mette però l'eroe e il tesoro nel mirino di un tipo senza scrupoli (Sean Bean, il Boromir di Il signore degli anelli) che condivide malauguratamente la grande scoperta: il segreto sta tra le righe del manoscritto della Dichiarazione d'Indipendenza, dunque è necessario rubarla. E, per evitare che lo faccia il Cattivo, il Buono deve precederlo. Coadiuvato dalla bella direttrice degli Archivi Nazionali. Folla di guest stars: Jon Voight (nel film padre di Nicolas Cage), Christopher Plummer (il nonno), Harvey Keitel (il poliziotto che indaga). Niente di che, ma divertente. |
cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2005