Metroland di Philip Saville - Gran Bretagna 19971h 46'
Ventiquattro sette (TwentyFourSeven) di Shane Meadows - Gran Bretagna 19971h 36'

  

Compatta e di indiscussa personalità la sezione British Renaissance resta uno spazio "sicuro" alla Mostra. Dove si incontrano pellicole con un loro senso ed una struttura, di racconto e di stile. Certe volte con un impatto leggero e accattivante, altre in tono più caustico e melodrammatico. È il caso, rispettivamente di Metroland e TwentyFourSeven.
Nel primo Philip Saville mette in scena il tormento matrimoniale di Chris, ex giovane arrabbiato e ora (fine anni '70) serio professionista a Metroland, felicemente sposato con moglie (Marion-Emily Watson) e figlia. Il quadretto di tenera borghesia di provincia si incrina quando spunta Toni, l'amico più caro, il compagno di gioventù che ancora non ha cambiato registro, ma ripropone a Chris un approccio esistenziale sregolato e trasgressivo. Il passato si insinua con flash-back sempre più dilatati fino a raccontarci tutto di Chris, la sua timidezza, la sua passione per la fotografia, la sua permanenza a Parigi, la lunga relazione con Annick, l'incontro con Marion. E il confronto col presente lo tormenta nella disillusione della scialba routine nell'interland londinese, si estrinseca nel desiderio di qualche liberatoria avventura extraconiugale. Moraleggiante, ma non ipocrita, Metroland non riesce ad essere struggente, ma non è banale, rifrequentando i luoghi comuni generazionali tra retorica e incisività. Vince forse la prima, ma l'impressione generale è piacevole.
Tutt'altre le sensazioni di fronte a TwentyFourSeven dell'esordiente Shane Meadows, che cerca di essere quasi sgradevole nell'immergersi in una provincia fatta di giovani sbandati e violenti, dove Alan Darcy (Bob Hoskins) organizza un club di boxe per dar loro una ragione di vita. Le difficoltà sono concrete: Knightly non sa trattenersi e si scatena in pugni e calci quando le cose vanno storte, Fagash si abbandona spesso ad alcol e droghe, Tim ha un padre ignorante e manesco che vessa di continuo lui e la madre.
Alan, pur con la sua paterna e appassionata dedizione, purtroppo non l'avrà vinta, ma alla distanza lascerà il segno. Il film si apre con Tim che, alcuni anni dopo, lo ritrova morente in un vecchio vagone ferroviario e si chiude con il suo funerale. Tutti gli amici si radunano davanti alla bara e, a quanto sembra, le loro vite hanno assunto connotati di civile rispettabilità…
Girato in bianco e nero, efficace nel registrare il greve disagio sociale dei suoi protagonisti, TwentyFourSeven è un esordio di tutto rispetto.

e.l. Il Mattino di Padova 6 settembre 1997