Le meraviglie
Alice Rohrwacher - Italia 2014 - 1h 51'

CANNES 67 - Grand Prix Speciale della Giuria

    Consolano, fanno quasi tenerezza (soprattutto se confrontate col fosco panorama politico e morale del Paese) sul tappeto rosso prima e poi in sala, nei dodici minuti di meritati applausi, le belle facce da persone colte e perbene delle sorelle Rohrwacher, col loro seguito di bambine e sotto l’ala protettrice della fatina Monica Bellucci.
Siamo in estate, l’estate di una famiglia un po’ particolare. Il padre Wolfgang (il tedesco Sam Louwyck - ballerino professionale nella vita), la madre Angelica (Alba Rohrwacher), le quattro figlie, un’amica ospite un po’ misteriosa di nome Coco. Tutta la famiglia è transfuga da qualcosa, non sono contadini, ma hanno tagliato i ponti con la città, non sono hippie, ma non sono imprenditori agricoli. Wolfgang viene dal ’68, è contro la caccia, contro il turismo, la mercificazione della campagna, incapace di compromessi, quasi fuori dal tempo, o forse avanti rispetto al “suo” tempo (capace di comprare un inutile cammello pur di rendere felici le figlie), iperprotettivo nei confronti di tutte le donne di casa; Gelsomina, la figlia più grande, abilissima nel lavoro, è il braccio destro del padre, sua erede un po’ per necessità vista la mancanza, cui si accenna più volte, di un figlio maschio. Le difficoltà non si contano: dalla moria delle api causata dall’uso sconsiderato di un anticrittogamico da parte dei vicini, alla riluttanza delle figlie più piccole ad adeguarsi ai ritmi del lavoro.
Wolfang, tormentato dal bisogno di denaro, dapprima cede alla proposta di un’ONG tedesca che, pagando bene, piazza presso famiglie contadine dei giovani problematici per un periodo di rieducazione; ed ecco comparire la figura di Martin, il ragazzino taciturno la cui unica abilità è quella di saper fischiare in modo divino, forse a rappresentare, anche per attributi fisici da piccolo Pan, di un mondo più antico e misterioso come quello del popolo etrusco. In questa dura realtà (tra l’altro l’Europa incombe: qualora non riuscissero a “mettere a norma” l’antiquato laboratorio, verrebbero obbligati a chiudere) ne irrompe un’altra: una troupe televisiva sgangherata arriva nella piccola comunità promettendo notorietà, una crociera o (addirittura) un sacco di soldi al vincitore di un concorso (intitolato appunto "Le meraviglie d’Italia") riservato ai piccoli produttori locali. Gelsomina, e con lei tutte le bambine del paese, affascinata dalla figura di Bianca (una ieratica Monica Bellucci), presentatrice del programma, iscrive a sua insaputa il padre alla contesa.
Ad un certo momento si fa vivo un altro personaggio importante: l’amico di vecchia data Adrian, già compagno di vita alternativa (si parla di una comune), che manifesta una non specificata intimità con Coco e arriva ad accusare la famiglia di essersi “imborghesita” soltanto perché lavora. Nella serata clou (che si svolge in una specie di sito archeologico etrusco su di un’isola al centro di un lago che deve essere il Trasimeno), mentre gli altri concorrenti si piegano a dare un’imbarazzante immagine di sé (travestendosi da antichi etruschi, da lupi, esibendo la vecchia nonna, le ragazzine tutte ballando come nuove, antiche veline in quanto rappresentanti di una falsa “naturalità” di sicuro effetto televisivo), Wolfang riesce solo a farfugliare parole senza senso che vengono dal suo passato alternativo: “noi siamo diversi, il mondo sta per finire …”. La serata avrà un misterioso epilogo nella scomparsa/ritrovamento di Martin da parte di Gelsomina. Ma alla fine tutti si ritroveranno, simbolicamente, sul lettone all’aperto, sotto lo sguardo del cammello, simbolo dell’atto gratuito per eccellenza.
Quali sono queste Meraviglie? Sembra dirci la Rohrwacher “ci sono le piccole vere meraviglie della vita: gli affetti, i bambini, il lavoro ben fatto, il rispetto della natura. Poi ci sono le grandi meraviglie, quelle false della TV, dello show business di cui Bianca è ambasciatrice e seduttrice”. Raccontando una vicenda vagamente autobiografica (papà Rohrwacher, di origine tedesca è effettivamente un apicultore, i luoghi e la parlata sono quelli al confine fra Umbria e Lazio, dove lei è cresciuta), Alice R. ci parla delle cose che conosce e le stanno a cuore: la famiglia allargata che a volte opprime, ma cui si può tornare; la terra/campagna che ci pone tanti problemi, ma non per questo dovrebbe essere abbandonata o trasformata in una quinta teatrale di cascine iper-restaurate e bed & breakfast fasulli; i rapporti tra due generazioni “lontane”, una proveniente da sconfitte e utopie, ma sempre portatrice di una sua purezza, l’altra inerme di fronte alle false promesse di un mondo standardizzato e falsificato dalle TV.
Impareggiabile lo “spettacolino” di Gelsomina (Alexandra Lungu, di origine romena) la quale, bella come una madonna di Pier della Francesca, si fa entrare e uscire dalla bocca delle api!

Giovanni Martini - maggio 2014 - pubblicato su MCmagazine 36

promo

La quattordicenne Gelsomina vive nella campagna umbra con la sua dolce famiglia disfunzionale. Il suo appartato microcosmo verrà messo sottosopra dall'arrivo di Martin, un giovane criminale tedesco, arrivato in Italia per un programma di riabilitazione, e dall'incursione di un concorso televisivo a premi, "il paese delle Meraviglie", condotto dalla fata bianca Milly Catena.
La Rohrwacher racconta la resistenza strenua fino all'ottusità di un luogo umano tra tanti non luoghi para-televisivi: la fata è Gelsomina, l'altra ha la parrucca e il sorriso gentile e compiacente della rassegnazione. Il conflitto è sempre quello, realtà contro realit. Un film pieno di energia, e senza trucchi che non vuol dire 'naif'; piuttosto è una dichiarazione di libertà narrativa, visuale, di invenzione, lontana dalle mode e dagli ammiccamenti.