England,
sweet England. Il verde dei suoi curatissimi prati, una magione che sembra
uscita dalle fiabe, una famiglia di nobili attaccati al buon tempo antico.
Un matrimonio all'inglese,
di Stephan Elliott, è tutto questo, ma anche molto di più. Tratto da una
pièce di Noel Coward, ambientato negli anni 20, il film gioca con il
conflitto che, sempre più acido, si viene a creare tra la Lady che governa
la casa e la nuova arrivata, la bella e pimpante americanina sposata,
all'insaputa dei genitori, dal rampollo di famiglia. Qui tutto vorrebbe
rimanere fermo, oltre Oceano le cose sono cambiate a ritmo di corsa (non a
caso la nuora si diletta, oh scandalo!, di gare automobilistiche). E poi
c'è il padre dello sposo, abulico e intristito dopo aver partecipato agli
orrori della Grande guerra. Battute velenose, inframmezzate anche da buffe
baruffe, ma con la situazione che precipita verso la resa dei conti.
Luigi Paini - Il
Sole-24 Ore
È
facile nonché gratificante per il critico raccomandare a tutti «Un
matrimonio all'inglese» (Easy Virtue) diretto da Stephan Elliott
sulla base della commedia di Noel Coward già trasposta al cinema (muto)
dal giovane
Hitchcock. Brillante scorcio d'inglesità anni Venti, sottoposto
al vaglio delle battute e del ritmo perfetti (nonostante il doppiaggio
sottragga per forza di cose un po' di glamour), il film contrappone la
sportiva e sexy americana Larita al microcosmo aristocratico del fresco
maritino John: tra equivoci e contrattempi esilaranti, l'iniziale disagio
prima fomenta una sorta di guerra di nervi nella lussuosa ma indebitata
magione di campagna e poi smonta l'intera impalcatura delle ipocrisie e
dei tabù, delle repressioni sessuali e dei pregiudizi di classe
connaturati alla società vittoriana ormai incalzata dall'età del jazz.
Proprio l'irriverenza del commento musicale aggiunge un surplus di
raffinatezza, intonato com'è al carattere del singolo episodio o
addirittura della singola inquadratura; mentre il tema centrale
dell'incontro/scontro tra vecchio e nuovo mondo trova nella figura del
consorte segregato la chiave adatta per «aprire» a un'improcrastinabile
modernità. Gli ottant'anni di vita del testo sono, insomma, scavalcati in
scioltezza anche per merito di un cast in stato di grazia, tra cui
spiccano la meravigliosa non-oca bionda Jessica Biel, il giovane &
innocente Ben Barnes ex principe Caspian di Le cronache di Narnia,
l'irresistibile Colin Firth reduce di guerra e Kristin Scott Thomas nel
ruolo della suocera più ridicola e isterica della storia del cinema..
Valerio Caprara - Il
Mattino
cinélite
TORRESINO
all'aperto:
giugno-agosto 2009
Viva la campagna, ma forse la città è meglio; e viva il cinema made in
England quando, fedele alle tradizioni di casa, cucina prodotti di estrema
piacevolezza. Non frivoli, però: perché la morale c'è, eccome se c'è...