da Il Corriere della Sera (Tullio Kezich) |
«Coraggio, guardiamo», come diceva Giuseppe Marotta. Guardiamo che cosa può toccare in questo nostro mondo a una diciassettenne colombiana decisa a infrangere il muro della vita agra. Oppressa da una sgradevole situazione familiare, incinta e senza prospettive di sistemazione, Maria entra in contatto a Bogota con un'organizzazione che contrabbanda l'eroina negli Usa. I 5mila dollari che le offrono prevedono, come contropartita, che lei diventi una «mula», ovvero un corriere della droga. Si tratta di ingurgitare 62 cartucce di polvere altamente velenosa e andare a liberarsene in un albergaccio della Grande Mela. Opera prima di Joshua Marston, premiato a Berlino per l'appassionata interpretazione di Catalina Sandino Moreno scelta su 800 candidate, Maria Full of Grace è un film che pur non stornando lo sguardo dalle situazioni più atroci palpita di un indomabile vitalismo che avrebbe incantato Vittorio De Sica. |
da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
La diciassettenne Maria vive in un villaggio a nord di Bogotà, asporta spine dai fiori di un roseto industriale, condivide la miseria di una famiglia numerosa, ha un ragazzo che non ama e da cui non è amata. Scopertasi incinta, e lasciato il lavoro tra la disapprovazione generale, la fanciulla tenta la sorte in città. Dove accetta la proposta di trasportare eroina a New York, ospitandola all'interno del proprio corpo... Premiato a Berlino per l'interpretazione della giovanissima protagonista, laureato dal pubblico del Sundance, candidato all'Oscar in rappresentanza della Colombia, Maria full of Grace nasceva come un film a rischio plurimo: situazioni estreme, troppa simbologia. Invece - pur con qualche debolezza - è un'operina toccata dalla grazia; ha scene autenticamente drammatiche, la giusta dose di suspense, una modica quantità d'autoindulgenza nel postulare la commozione dello spettatore. La parte della preparazione al viaggio, i controlli doganali, l'espulsione degli involucri di droga sono raccontati in stile semi-documentaristico. Scelta oculata, perché l'idea, sempre soggiacente, che nel ventre della ragazza coabitino una vita nascente e decine di ovuli mortali era troppo drammatica in sé per sopportare enfasi o sottolineature. La vicenda di Maria è immaginaria, ma documentata su testimonianze di colombiani immigrati nel Queens, protagonisti nella realtà di esperienze assai simili. |
TORRESINO
- dicembre 2004