Una
periferia degradata, simile a quella di molte altre metropoli. Una
donna anziana accompagnata da un bambino si aggira tra immondizia e
capannelli di drogati fino ad arrivare sotto un viadotto, dove cerca
di accendere una candela, nonostante la furia del vento e le raffiche
di pioggia. La macchina da presa segue il percorso della donna, nel
cui modo di incedere, incurante del maltempo, si avverte
immediatamente una forte determinazione a realizzare il proprio
obiettivo.
Il pedinamento della macchina da presa accompagna la donna nelle
successive tappe del suo percorso, rivelandone un po' alla volta lo
scopo: accendere una candela nel luogo in cui il nipote è stato ucciso
la sera prima da un ladro di cellulari e trovare i soldi per fargli il
funerale.
Un'altra donna anziana si aggira con la stessa determinazione, per la
città caotica, un’altra nonna, alle prese anch’essa con la ricerca
disperata di soldi per pagare la cauzione per il nipote, l’assassino,
che non vuole rimanere in prigione.
Per raccontarci la storia di queste due donne, i cui destini si
verranno inevitabilmente ad incrociare,
Brillante Mendoza, capofila
del Nuovissimo Cinema Filippino, adotta una tecnica di ripresa che
richiama l'idea di cinema come “pedinamento”, del “mezzo”
cinematografico come “trasparente riproduttore della realtà
fenomenica”, del nostro neorealismo.
Di fatto il regista sembra aver voluto mascherare al massimo i suoi
interventi, riservandosi il ruolo di testimone della realtà. I luoghi
reali in cui si aggirano le due donne, sono protagonisti tanto quanto
i personaggi. Sul piano tecnico formale domina un punto di vista
ampio, che serve per inserire i personaggi nel loro ambiente. È la
Manila dei poveri quella che vediamo, delle periferie che digradano
nella campagna, delle baracche di legno sul lago, umide e malsane,
sferzate incessantemente da una pioggia sporca, che non smette mai di
cadere per tutta la durata del film, aggiungendo tormento alla già
difficile vita dei personaggi.
Anche sul piano temporale si avverte l’esigenza di rispettare il più
possibile la durata del tempo reale.
Ma nonostante l’apparenza documentaristica, man mano che la storia
prosegue, emerge un quadro spietatamente lucido della poverissima
società filippina, all’interno del quale si vengono a delineare in
modo sempre più coinvolgente le personalità delle due “lole”, Lola
Sepa e Lola Puring (“lola - nonna” è l’appellativo affettuoso con cui
nelle Filippine ci si rivolge alle persone anziane), interpretate da
due bravissime attrici professioniste di 84 e 79 anni.
La loro lotta per la sopravvivenza e per garantirsi un minimo di
dignità avrà esiti diversi, una dovrà cedere ed accettare i soldi per
il funerale in cambio del ritiro della denuncia, l’altra raggiungerà
il suo scopo, dando però in pegno la casa dei suoi genitori ad un
usuraio.
“Il delitto – commenta l’autore – serve per mettere alla prova le
forze e le fragilità delle due donne. Una si dimostra debole, l’altra
forte. Questo permette di equilibrare l’umanità, come nell’equilibrio
della natura, in cui sopravvive chi più si adatta e il valore di
ciascuno dipende dalla sua posizione nella vita.”
E infatti la sconfitta di Lola Sepa è già tutta lì, nella prima scena,
dove la furia del vento e della pioggia le impedirà di accendere una
candela per il nipote.
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