Le dernier coup de marteau
Alix Delaporte - Francia 2014 - 1h 22'

concorso - VENEZIA 71
Premio Marcello Mastroianni
miglior attore emergente: Romain Paul



    A quattro anni di distanza la Delaporte torna dietro la macchina da presa e lo fa mantenendo salda e intatta la propria idea di cinema: minimale, radicalmente ancorata alla realtà, con il minimo dispendio di parole e una forte intensificazione del gesto, del respiro, del movimento di sguardi e delle forti e trattenute tensioni emotive, e avvalendosi dei due medesimi attori del film precedente. Ciò che si aggiunge in Le dernier coup de marteau è la presenza di di un ragazzo, Victor, di lì a poco quattordicenne, il quale non ha mai conosciuto il padre e vive con la madre gravemente malata di cancro in una roulotte vicino al mare, nella Camargue. Quando entra per la prima volta al teatro dell’Opera di Montpellier non sa nulla di musica classica. Né sa nulla riguardo suo padre, Samuel Rovinski, che si trova lì per dirigere la sesta sinfonia di Mahler. Per cambiare il corso del suo futuro, improvvisamente incerto, per sua madre Nadia, per Luna, la ragazza di cui si è innamorato, Victor decide di uscire dall’ombra e di trarre il meglio dalle opportunità che ha trovato sul suo cammino.
Con il cuore rivolto al Doinel truffautiano, la Delaporte si addentra oltre la soglia dell’apparente imperturbabilità adolescenziale, seguendo con delicatezza tattile e aggraziata empatia la brusca richiesta della vita a crescere e soffrire. La regista nasce come reporter e documentarista e l’impronta per una visione naturalistica è evidente nella messa in scena: è forte il debito nei confronti dei fratelli Dardenne, capostipiti di un forma sempre più utilizzata e a volte abusata, ma in questo caso stemperata in favore di un’intimità meno cupa e drammatica e più intimistica e solare.
Il titolo fa riferiremo a quanto fece Mahler, eliminando l’ultimo colpo di martello dalle ultime versioni della sinfonia perché lo considerava un presagio negativo dei futuri drammi. E la centralità della musica è l’elemento davvero connotante del film, soprattutto in relazione al rapporto padre e figlio. La musica non è qui subordinata alle immagini ma, al contrario, utilizzata senza scopo ornamentale e con un preciso e peculiare valore narrativo intradiegetico, Attraverso il linguaggio della musica e il lavor(i)o della sua composizione, viene a formarsi un sentimento nuovo nella costruzione del progredire del ragazzo: egli infatti scopre il valore della figura paterna per mezzo della sapiente manipolazione delle note compiuta dal maestoso, arcigno ed oscuro direttore d’orchestra. La musica prende il posto delle parole non dette tra i due, e il ragazzo intravede un cambiamento possibile.
Il protagonista, interpretato da Romain Paul, alla sua prima esperienza davanti alla macchina da presa, da subito favorito, ha meritatamente ricevuto il premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente per la sua intensissima interpretazione. Alix Delaporte ha dichiarato a proposito: “Con lui volevo sentire l’assenza di un padre e la paura di perdere una madre. Volevo scoprire con lui la musica classica e immergerlo in un’orchestra nel mezzo delle prove. Ma quello che più mi interessava era portare questo ragazzo a provare la sua prima emozione artistica”. Ed è proprio questa emozione che riesce incredibilmente ad emergere oltre lo schermo.

Alessandro Tognolo - ottobre 2014 - pubblicato su MCmagazine 36