da La Repubblica (Magdi Allam) |
È il miracolo della vita che trionfa grazie all'amore della verità e il culto della saggezza radicati nell'Africa profonda e primordiale. Il lungometraggio animato Kirikù e la strega Karabà, arrivato sugli schermi italiani, è un miracolo africano che si realizza grazie alla riconquista dell'elemento essenziale della vita: l'acqua. "Possiamo vivere senza l'oro ma non senza l'acqua", dice l'umile e genuina madre del piccolo Kirikù, perché l'acqua è vita e chi controlla le fonti d'acqua controlla la vita altrui. E non è un caso che anche in questo racconto dell'Africa occidentale la perfida e potente strega Karabà impone il suo dominio assoluto sull'intero villaggio facendo credere che ha prosciugato la sorgente e ha mangiato decine di uomini che hanno osato sfidarla. Ecco il messaggio: la miseria, l'ignoranza e la viltà esistono laddove attecchisce e si diffonde la superstizione; per contro la saggezza, l'intelligenza e il coraggio si impongono quando si persegue e si conquista la verità. E in questa travolgente favola dai mille colori surreali e dalle note incantevoli di Youssou N'Dour il piccolo Kirikù è il messaggero predestinato a salvare la sua gente dalle tenebre della superstizione. E' lui che decide quando nascere parlando nella pancia della madre e appena fuori è già pronto ad affrontare la malefica Karabà. Lo fa portandosi dentro un dubbio esistenziale: "Perché la strega è cattiva?". Così la ricerca della verità sulle radici del Male si intreccia con la missione redentrice perché solo la Verità, ed è questa l'essenza di questa parabola africana, conduce alla Salvezza. La vittoria di Kirikù si compie grazie ai consigli e alla protezione del Saggio della Montagna, il nonno paterno, incarnazione del Bene che solo una vita ascetica può maturare: "La strega esiste perché esiste la superstizione, soltanto la verità annulla la superstizione". E prima della battaglia finale gli assicura: "Contro la strega non servono i poteri magici, lei si sentirà disarmata davanti alla tua innocenza e alla tua intelligenza". Grazie al simpatico Kirikù potremo fare una salutare immersione totale in una cultura da riscoprire e salvare, dove il materialismo lascia il posto alla spiritualità, dove la frenetica corsa alla ricchezza e al potere si piegano di fronte alla semplicità e alla forza dell'animo, dove l'odio e la violenza si dissolvono nell'amore. Un amore assoluto che realizzerà il miracolo di affrancare Karabà dai poteri malefici e di trasformare il piccolo Kirikù in un adulto innamorato grazie a un bacio appassionato. E come in tutte le belle favole il finale è un miracolo dell'amore. |
da Film Tv (Fabrizio Liberti) |
Dal mondo magico delle fiabe dell'Africa orientale, Ocelot ha tratto l'ispirazione per le avventure del piccolo Kirikù, protagonista del cartone animato europeo di Natale che sfida i campioni dell'animazione Usa. Ambientato nella savana africana, il film, con i toni e le modalità della fiaba, racconta come il piccolo Kirikù riesca a liberare il suo villaggio dai malefici della strega Karabà. Il piccolo sembra un personaggio partorito dalla penna e dal pensiero di Cartesio e riesce dove tutti gli altri uomini del villaggio hanno fallito, perché sa ascoltare e comprendere le ragioni dell'altro. Una fiaba che invita alla tolleranza ma che, nel personaggio di Kirikù, imbastisce anche una metafora sull'iniziazione alla vita adulta. Per la sua verve, Kirikù ricorda il pigmeo protagonista di Half-Pint Pygmy creato da Tex Avery, mentre per i luoghi, i colori e le forme degli idoli che servono la strega, Ocelot si è ispirato al dipinto "Il doganiere" di Rousseau e alle figurazioni della cosiddetta "arte negra". Un film coinvolgente per grandi e piccini, con un disegno accattivante al quale trasmette un fascino incontestabile la musica di Youssou N'Dour. |
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