L'Argentina degli anni '70, del colpo di stato e della repressione, raccontata attraverso gli occhi ingenui di un bambino e filtrata attraverso la levità del gioco. Come Roberto Benigni per La vita è bella, Marcelo Pineyro sceglie lo strumento della favola per raccontare uno dei più grandi orrori del secolo appena passato. Sullo sfondo, appena accennata, la brutalità del regime. In primo piano, l'infanzia di Harry (Matias Del Pozo), un bimbo costretto, insieme ai genitori, alla fuga e alla clandestinità. Una dimensione di vita oggettivamente drammatica ma che assume contorni fantastici e spesso felici. Ed è così che, tra reale e immaginario, Harry si troverà a fare i conti con l'ineluttabile, non prima però di aver appreso da suo padre il segreto della Kamchatka, una remota, piccola e inespugnabile regione ai confini del 'gioco'... |
Primissima |
Ritorna il film di guerra, quello in diretta dal Kosovo, ma anche la guerra vissuta trasversalmente nella coscienza. Metti il civile racconto di Marcelo Pineyro, Kamchatka (nome di un gioco), in cui l’incubo della dittatura argentina è raccontata attraverso la storia di una famiglia che nel’76 deve nascondersi perché ostile al regime. E in particolare il film inquadra le reazioni dei due ragazzi, soprattutto il maggiore, che iniettano di misteri e magie questo inedito capitolo della loro vita, fino ad arrivare all’addio finale. Commovente ma senza strafare, Kamchatka sta bene in bilico tra dramma e commedia, divertendosi con una famiglia un po’ da Mulino Bianco, in cui il papà Ricardo Darin, divo argentino, sembra Taricone e la mamma Cecilia Roth ci richiede rabbia a pronta cassa. La morale resta sempre: resistere, resistere, resistere. |
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera |
i lunedì
del LUX
ottobre-dicembre 2004
infanzia violata