K-Pax
- Da un altro pianeta |
da Il Giorno (Silvio Danese)
Alien & Psiche. Nell'ospedale psichiatrico del dottor Powell (Bridges) viene ricoverato Prot (Spacey), un pacato nessuno che dice di venire da un pianeta lontano 1000 anni luce, K-Pax. La sapienza di Prot, verificata da allibiti astronomi, illude appena Powell (e molto lo spettatore): nonostante l'assurdità, potrebbe esserci del vero. L'indagine psichiatrica, forse un po' troppo avventurosa (spinta fino in New Messico dove è stato commesso un efferato omicidio), sembra ridare un senso e una possibile guarigione al delirio allucinatorio di un paziente, provato da un trauma grave. Prot, però, ha un appuntamento per tornare a casa... E' una delle più curiose e raffinate varianti nel tema dell'alieno dall'altro mondo, quando l'ignoto combina le domande sull'esistenza ai confini della follia. Nello stesso tempo, la credulità di genere che il simpatico Prot sollecita nel pubblico è un efficace, perturbante tunnel per raggiungere il cupo territorio della malattia mentale. Il regista Softley mantiene plausibile l'ambivalenza delle soluzioni, non perché si creda ai marziani, ma perché credere in ciò che si vede è troppo poco. Arguto.
da La Repubblica (Roberto Nepoti)
Di creature provenienti dallo spazio, buone e cattive, è piena la storia del cinema. Quelle cattive sono brutte e verdastre; quelle buone hanno forma umana gradevole e tendono a far del bene ai terrestri. Nella seconda categoria hanno corso David Bowie (L'uomo che cadde sulla Terra) e Jeff Bridges (Starman), cui ora si aggiunge Kevin Spacey, il quale cade sulla Terra da un pianeta lontano la bellezza di 1000 anni luce e proprio in Bridges, questa volta psichiatra umano, trova un protettore e un amico. Perché K-Pax di Iain Softley, assai più che una storia di alieni, è la storia di un'amicizia. Quando la polizia di New York affida il misterioso e serafico Prot al dottor Mark Powell, questi non può ragionevolmente credere alla storia che l'altro gli racconta: di venire dallo spazio per studiare il nostro vecchio pianeta e di avere programmato il ritorno a casa per il 27 di luglio. Alcune strane circostanze, però, fanno vacillare le certezze del medico positivista. Il fatto, per esempio, che a Prot siano familiari nozioni astronomiche note soltanto a una ristrettissima cerchia di scienziati. O il fatto che l'essere abbia il potere di influire positivamente sulla vita delle persone. Inclusa la vita di Powell, cui l'amicizia con lo strano tipo farà ritrovare l'affetto del figlio di primo letto. A differenza dei buoni alieni, però, Prot non è un extraterrestre doc: potrebbe essere uno di noi, traumatizzato da una terribile esperienza personale. Ma potrebbe anche partire davvero per lo spazio. K-Pax non è un film di fantascienza, è un dramma psicologico a sfondo simbolico: al posto degli effetti speciali ci sono gli affetti, i primi piani degli interpreti dominano sulle scene d'insieme, il tono è più realistico che fantastico. Risultato di buon livello, anche per merito di dialoghi spigliati e non concettuosi. Ottimo Spacey, che potrebbe mirare agli Oscar per la migliore interpretazione, aliena e no.
TORRESINO febbraio 2002