Identità sospette (Unknown)
Simon Brand - USA 2006 - 1h 38'

     Cinque uomini si risvegliano all’interno di un grande padiglione industriale: chi ammanettato, chi ferito o contuso. L’inizio evoca il primo episodio di Saw l’enigmista; però la situazione è ancor più complessa. Ciascuno dei prigionieri - infatti - ignora non solo l’identità degli altri, ma anche la propria. Si scopre che sono vittime di un rapimento a scopo di riscatto. Ma lo sono tutti? Oppure c’è chi è vittima, chi carnefice? Come non bastasse la situazione, già di per sé paranoica (la porta è bloccata, le finestre sbarrate, i vetri infrangibili; miasmi chimici pervadono l’ambiente), tutti diffidano di tutti, si viene alle mani, appare una pistola. Frattanto, la polizia segue le tracce di una grossa somma di denaro, depositata in una cassetta di sicurezza e, da lì, misteriosamente volatilizzatasi. Pian piano, con immagini confuse (per gli uomini incarcerati quanto per lo spettatore), cominciano ad affiorare i primi ricordi. Non è un piccolo capolavoro come I soliti sospetti (che per certi versi richiama) Identità sospette, però l’intrigo resta coinvolgente da cima a fondo e la cinepresa, usata a nervi scoperti, traduce bene lo stato adrenalinico dei personaggi. Interpretati da un buon cast di star di seconda grandezza.


Roberto Nepoti - La Repubblica

     Cinque uomini sono in una fabbrica abbandonata: uno è legato, uno appeso con le manette, uno ha il naso rotto, uno è tumefatto, uno appena ferito. Due fattori li accomunano: sembrano non conoscersi e non ricordano nulla. Non solo di cosa sia accaduto: ignorano le proprie identità. Dopo il panico, qualcosa si fa largo nella memoria: forse si è trattato di un tentativo di sequestro. Ma quali, fra loro, sono le vittime e quali i carnefici? All'inizio, Identità sospette di Simon Brand, ricorda Saw ma, al posto di arti mozzati e sangue, il regista punta su spazio ridotto e rapporti umani. Costretti a convivere, gli uomini creano alleanze o rivalità. Ma di chi ci si può fidare? Perché il Male, si sa, non è un mostro estraneo, ma vive dentro di noi. O al massimo a fianco. Il film prima indaga con maestria sull'angoscia, poi invece gioca sull'azione (polizia e altri classici), con inevitabile calo di tensione. Ma resta un thriller drammatico e claustrofobico di tutto rispetto.


Roberta Bottari - Il Messaggero

PRIMA VISIONE

 cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2008