Poesia e cinema alla francese. La dolce nostalgia dei ricordi e la forza rigeneratrice del cinema. In Jacquot de Nantes una cineasta grintosa, indomita come Agnes Varda rilegge l'iniziazione artistica di suo marito Jacques Demy (1931-1990), regista poco conosciuto nel panorama internazionale (il suo film d'esordio Lola donna di vita del 1960 resta l'opera pił apprezzata, anche se nel 1964 con Les parapluies de Cherboug vinse il Gran Premio a Cannes) e rapidamente dimenticato anche in terra di Francia. Eppure la sua passione per lo spettacolo, il suo innamoramento per il cinema ne fanno un personaggio indimenticabile, almeno a quanto ama raccontarci la Varda, la quale sa cogliere la profonda sintonia, in Demy, tra maturazione umana ed espressivitą filmica: la sua innata naturalezza nel rivisitare attraverso la macchina da presa le esperienze e le emozioni di un'infanzia felice, il vivido ricordo della serenitą familiare nonostante le perplessitą del padre che lo avrebbe voluto meccanico (il riferimento del garage nel titolo italiano), quell'irrefrenabile, dolce ardore per lo sfarfallio delle immagini che segnerą la sua esistenza e che gli resterą amabilmente nel cuore e nello sguardo fino al momento della vecchiaia, della malattia e della morte. |
e. l. |
LUX
programma
infrasettimanale
maggio/giugno 1992 - PRIMA VISIONE