F come falso - Verità e menzogna (F For Fak/Verités et mensonges)
Orson Welles  - Francia/Iran/RFT 1973 - 1h 25'

 

da Dizionario dei film (Paolo Mereghetti)

     L'inchiesta sul falsario ungherese Elmyr de Hory, specializzato in dipinti postimpressionisti, si intreccia con quella su Clifford Irving (il giornalista che sosteneva di aver incontrato Howard Hughes e di essere entrato in possesso della sua autobiografia) e diventa una riflessione più generale sul ruolo dell'arte e sui suoi rapporti con la realtà condotta da Welles in prima persona rievocando la propria carriera. Pensato a partire da un documentario incompiuto di Francois Reichenbach sui falsari, il film è un brillantissimo, ma disilluso, testamento sull'inutilità dell'arte, a cui non sembra disposto a concedere alcuna funzione sociale, storica o culturale. Da questa riflessione «verbosa, narcisistica, incontinente, ma affascinante» sui rapporti tra arte e vita Welles esce come un abilissimo falsario che paragona il cinema a «un gioco di furbi castelli e specchi e rimandi»: come dice lui stesso, «la mia carriera è cominciata con un falso, l'invasione dei marziani. Avrei dovuto andare in prigione. Non devo lamentarmi: sono finito a Hollywood!». Il montaggio pirotecnico poi (foto fisse, disegni, immagini di repertorio, riprese documentarie: comunque materiali “poveri”), ingigantisce e aumenta gli aspetti di struggente, autobiografica malinconia del film, ennesima dichiarazione di sconfitta di un regista che sembra divertirsi a prendere le distanze dalla propria opera e da se stesso.

CINEMA e PITTURA

venerdì in VIDEO al  LUX  ingresso gratuito  settembre-dicembre 2003