Europa Europa |
Golden Globe 1991
Ancora l'Olocausto e ancora un film tratto da un romanzo. Eppure Europa Europa ha di nuovo destato scalpore (la Germania non lo ha voluto come suo rappresentante all'Oscar, Israele l'ha emarginato dal circuito delle sale) perché la sua vicenda è così singolare da non poter essere altro che vera. Il libro scritto da Sally Perel è infatti la sua cruda autobiografia, cronistoria sconvolgente di vite e valori sradicati dalla violenza del nazismo "con quell'ideologia criminale e i suoi obiettivi omicidi". Mandato in Polonia assieme al fratello per sfuggire alle persecuzioni, perduti i genitori, Sally vaga da Lodz fino in Russia, dove abbraccia il comunismo di Stalin, ma, all'arrivo dei tedeschi, è pronto a dichiararsi ariano e nazista (Josef Peters, detto Yup) diventando mascotte e interprete dell'esercito, poi addirittura eroe e figlio adottivo di un gerarca. Opportunista, zattera umana alla deriva tra le correnti dei "vincitori", Sally-Yup dovrà però attendere la fine della guerra per veder finire il suo incubo, grottescamente terrorizzato, nella sua privacy, da quel banale segno di riconoscimento che è la sua circoncisione... L'emblematico Europa Europa non è allora solo il titolo di un peregrinare nella precaria realtà politica del vecchio continente, è pure il simbolo di un assurdo sradicamento d'identità, di un mimetismo esistenziale che, se lo stile didascalico della Holland non sempre riesce ad elevare ad apologo, resta comunque un monito sottile per l'ambiguità di un vivere civile "segnato" ironicamente più dalle contingenze fisiche che dalle convinzioni morali. |
e.l. pieghevole LUX settembre/novembre 1992 |