Dolce Emma, cara Bobe
(Edes Emma, draga Bobe) |
"Gli uomini che ho conosciuto nella mia
vita di adulto mi hanno sempre ingannato: non mi piacciono. Ho sempre vissuto
solo con le donne, a cominciare da mia sorella, mia madre, mia zia. E le
conosco bene: sono vicine alla realtà, alla natura della verità,
per questo sono più forti e anche se, come nel caso del mio film,
poi soccombono, non hanno paura di rischiare. Gli uomini pensano solo ad
affermarsi nel lavoro, vogliono trionfare. Le donne non vogliono trionfare,
vogliono solo vivere, ed così che trionfano veramente"
La straordinaria espressività di un grande regista come Istvan Szabo (non pensate all'accattivante Tentazioni di Venere, bensì alle opere degli anni '70 come Via dei pompieri e Racconti di Budapest e a quel magmatico Mephisto che lo impose nel 1981 all'attenzione mondiale) trova nella sensibilità femminile la chiave per leggere in profondità la crisi che accompagna il nuovo corso dell'Est europeo, dopo la caduta delle ideologie. Emma e Bobe sono due insegnanti di russo che devono reinventare la propria professionalità di fronte al predominio della lingua inglese. Una situazione emblematica, segnata dalla solitudine e dalla miseria, che costringeranno le due amiche ad affrontare mestieri sempre più umili e degradanti. Le prove della vita lasciano loro poca speranza: tra angoscia e morte, tra delusione e disperata voglia di essere, Emma e Bobe rappresentano due facce della stessa medaglia, due atteggiamenti diversi per affrontare il medesimo, amaro destino in una realtà tesa a un nuovo progresso, ma in cui "le vecchie parole come solidarietà e generosità hanno perso il loro significato". e.l. pieghevole LUX settembre/novembre 1992 |
BERLINO 1992: Orso d'Argento - menzione OCIC |