Die stille vor Bach
Pere Portabella - Germania/Spagna 2007 - 1h 42'

Venezia 64° - Orizzonti


     A Pere Portabella, autore, produttore, politico e regista spagnolo - classe 1927 per alcuni o 1929 per altri - il MOMA di New York ha appena dedicato, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, una retrospettiva, proponendo in anteprima – dopo la sua partecipazione alla sezione Orizzonti – il suo stupendo Die Stille vor Bach - Il silenzio prima di Bach. Presente nell’opera un monologo di Pasolini, quasi omaggio anticipatorio all’ormai prossimo 32° anniversario della sua morte (l’aveva conosciuto tra il ’62 ed il ’63, lavorando in Italia ad una sceneggiatura per Francesco Rosi).
Film di rigorosità formale ineccepibile (la fotografia nitida, vitrea, trasparente, di Tomas Pladevall Kohout ne completa la perfezione),
Die Stille vor Bach, – ma di estrema libertà narrativa. Il plot o, sarebbe meglio dire, l’affabulazione musicale per immagini, salta con apparente leggerezza dal XVII al XXI secolo. La consecutio del film è ottenuta, a detta dello stesso regista, ricorrendo in senso diacronico al solo linguaggio cinematografico: gli spartiti, in esso, sono il mezzo di comunicazione dei codici musicali. Così, infatti, li vediamo alla fine del film, sono all’interno della virtualità dell’immagine. Poi essa scompare, per lasciare il posto alla musica che la fa da padrona.
Il cinema possiede due canali di trasmissione, l’immagine ed il suono, sinergici sight and sound dalla perfetta sincronia, entrambi con lo stesso peso, lo stesso senso, per Portabella. E per lui la musica non è mai secondaria, è autonoma, arricchisce il testo filmico e tutte le emozioni che esso vuole esprimere.
La scelta del regista è caduta sulle musiche di Bach, in prima istanza protagoniste, insieme con il loro autore, dell'opera – non a caso quel poetico titolo – e su quelle di Mendelssohn, altra non causalità: questi amò tantissimo la musica di Bach da volerla quasi far rivivere, ricomporre e, per arrivarci, cercò di ottenere gli spartiti della Passione secondo San Matteo – leggenda? verità? poco importa – comprando la carne che il macellaio vi avvolgeva dentro foglio per foglio, sublime cacata carta di catulliana memoria che da sola stupiva per il rigore e la passione che da essa trasudavano.
La forza ed il ‘corpo’ delle musiche immortali dei due musicisti – in specie quelle di Bach, si capisce - sono celestiali, "divini", ma altrettanto faticosamente "umani" nello sforzo, nella disciplina, nella dedizione ultraterrena del comporli.
Per dare un’idea di tutto questo Portabella ha voluto che i brani nel film fossero eseguiti in presa diretta, ben a conoscenza del fatto che vari sono i livelli di lettura elaborabili individualmente e soggettivamente dal singolo spettatore.
E questo ‘giovane’ 80enne, ‘sostenuto’ da tempo dall’ammirazione e dal carteggio con il regista Johnathan Demme (appena conosciuto di persona a Venezia), ha il privilegio oggi di essere considerato un regista di Nuova Tendenza – come scherzosamente ha dichiarato in conferenza-stampa: “Non a caso, allora, considero Manoel de Oliveira (novantottenne - n.d.r.) un punto di riferimento e per la carriera e…per l’età”.

Maria Cristina Nascosi - MC magazine 20  settembre 2007