Diciassette anni (Guo Nian Hui Jia)
Zhang Yuan – Cina 19991h 30’

Premio speciale alla regia - Venezia 1999

da L'Unità (Alberto Crespi)

...Zhang Yuan sarà anche un cineasta alternativo e perseguitato dalla censura, ma il fatto che si mantenga girando video rock per Mtv non è casuale rispetto ai più famosi Zhang Yimou e Chen Kaige, fa un cinema nervoso, moderno, provocatorio, «occidentale». Ciò non toglie che 17 anni sia così cinese, che più cinese non si può: storia rigorosamente di donne, con un solo uomo (il padre) afasico e autoritario, è un agghiacciante documento su un paese dove l'economia di mercato ha riportato in auge l'infanticidio femminile. Una statistica ci dice che nel 1995, nella fascia d'età da 0 a 5 anni, c'erano in Cina 118 maschi per ogni 100 femmine. E il segno di un mondo dove avere una figlia è una disgrazia, e i genitori di 17 anni ne hanno addirittura due, ciascuna da un precedente matrimonio. Così Tao Lan, figlia di mamma, e Xiaoqin, figlia di papà, hanno ottimi motivi di non amarsi. E quando la seconda fa ingiustamente accusare la prima del furto di 5 yuan, Tao Lan le dà una bastonata in testa e la manda al creatore. 17 anni dopo, la troviamo in carcere: per buona condotta, ha ottenuto il permesso di passare capodanno a casa, ma i genitori avranno voglia di vederla? E soprattutto, dove vivono i vecchi, in questa Cina simile a un enorme cantiere? L'aiuta, nella ricerca, una poliziotta-angelo di nome Chen Jie, che pian piano diventa la vera protagonista, l'eroina di un mondo dove la gentilezza individuale può sconfiggere l'ottusità delle istituzioni. Fosse questo, il «messaggio» che ha procurato a 17 anni tanti guai in patria? Comunque ora il film esce in Cina e anche in Italia, paese che - attraverso la «Fabrica» di Benetton - l'ha coprodotto. Vedetelo, è la versione mezza hollywoodiana e mezza neorealista di Lanterne rosse.

da Ciak (Marco Balbi)

Rinnegato dal suo paese, che non gli aveva concesso il visto per la Mostra di Venezia (tanto che il film venne presentato come italiano, grazie alla coproduzione di Fabrica) Zhang Yuan si è preso una bella rivincita vincendo il premio speciale per la regia. Un premio meritato per un film duro, asciutto, che svela a noi occidentali ignari, legati spesso ad un'idea ancora arcaica della Cina, il volto vero e moderno di quel paese. Diciassette anni non è però solo il ritratto di una nazione che cambia, anche fisicamente (quando Tao Lan esce di prigione, dopo 17 anni, scopre che il quartiere dove abitava è stato raso al suolo) ma soprattutto un film sul potere nefasto del denaro e sulle donne: tutte bravissime le interpreti, a cominciare dalle due protagoniste Liu Lin e Li Bingbing a cui va aggiunta la sorellastra Li Yun, che vivificano una sceneggiatura asciutta ed essenziale con alcuni momenti di grande intensità, come il ritrovarsi finale della famiglia.

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

...Ma di quali panni sporchi si preoccupavano, i cinesi? Diciassette anni è un film quasi edificante. Pur mostrando una società povera e travagliata tra passato e presente, contiene un'opzione di fiducia enormemente ottimistica: è possibile la redenzione attraverso il carcere (quale film occidentale potrebbe permettersi una affermazione del genere?) a patto dell'impegno personale e del senso di umanità individuale. Dal punto di vista estetico, il merito maggiore di Diciassette anni è il modo in cui riesce a mantenere l'equilibrio tra una sobrietà d'immagine quasi documentaristica e il rispetto delle leggi drammaturgiche del mélo. Un melodramma rigoroso e scarnificato, tanto più efficace proprio per questo.

scheda CGS maggio 2000
[TORRESINO]