Così lontano, così vicino (In weiter Ferne, so Nah! - Faraway, So Close!)
di Wim Wenders - Germania/Gran Bretagna 1993 - 2h 25'

  

Non aspettatevi, in questo chiacchierato sequel d'essai, la liricità essenziale di Il cielo sopra Berlino. D'altronde il muro è caduto e forse anche il mito-Wenders si sta sgretolando. C'è una nuova Berlino, ma le contraddizioni del vivere sono rimaste, anzi sono aumentate. Ricordate l'angelo Damiel-Bruno Ganz che ha rinunciato alla sua condizione "alata" per amore? Ora è un uomo dimesso, ha aperto una pizzeria e fischietta serenamente "funiculì funiculà". Anche il suo vecchio compagno, l'angelo Cassel (Otto Sander) decide di fare il grande passo, ma la sua esperienza da uomo sarà più controversa e sofferta: povertà e alcool, loschi affari e film porno, malavita e traffico d'armi. Il sorriso di una bambina, il desiderio di amicizia e di pace sono valori-àncora per i quali vale la pena di perdersi e di ritrovarsi, ma se un angelo può rinunciare alle ali quale può essere l'estremo sacrificio di un essere umano se non la vita?
Con Così lontano, così vicino Wenders reinventa il suo cinema in una concretezza disarmante. Apre con una citazione dal Vangelo di Matteo, inserisce una breve sequenza in cui fa recitare Mikhail Gorbaciov, costella la narrazione di personaggi-attori simbolo (Peter Falk, Nastassja Kinski, Willem Dafoe, Lou Reed), angeli troppo coinvolti nel travaglio del vivere umano, deborda dal racconto metafisico al poliziesco d'azione, sorprende e delude, brucia le sue ali d'autore al fuoco dirompente del suo spirito cinefilo di moralizzatore. Certo chi lo ama dai tempi di Alice nelle città e Falso movimento rimpiangerà i capolavori passati, ma forse questo suo nuovo lavoro, angelo caduto di un cinema intellettuale, saprà trovarsi un nuovo pubblico da convincere ed emozionare. Wim Wenders non sembra preoccuparsene: "Faccio cose in cui credo: è il mio solo problema etico. La gente è stufa di prodotti che non corrispondono alle sue reali esigenze, ma ormai è talmente alienata da rischiare di smarrire la consapevolezza dei propri bisogni. E mentre riceve film, immagini, messaggi, senza nessun rapporto con le sue necessità più autentiche, cerca disperatamente cose che abbiano un significato. Cose in cui credere".

e.l. La Difesa del Popolo 19/12/93