La
coppa (Phorpa) |
"Se un problema può essere risolto,
perché essere infelici?
E se non può essere risolto, perché essere infelici?"
da l'Unità (Alberto Crespi)
Che differenza c'è fra il buddhismo e il calcio, chiedono i manifesti di La coppa? Bella domanda: non potendo rivolgerla a Roberto Baggio (dato per disperso ad Appiano Gentile), è interessante sentire il parere di Khyentse Nòrbu, tibetano, monaco buddhista e regista di questo piccolo, delizioso film. A Cannes fu la rivelazione della Quinzaine: è il primo film girato in lingua tibetana, batte bandiera del Bhutan, è interpretato da veri monaci buddhisti nei panni di se stessi. Ma il punto è un altro: è un film molto divertente, che distrugge vari luoghi comuni e stabilisce, grazie al pallone, un ponte fra culture lontane ma destinate ad incontrarsi in un pianeta sempre più "globale". In due parole, La coppa racconta il parapiglia che succede in un monastero buddhista quando gli apprendisti monaci più giovani chiedono agli anziani il permesso di vedere in tv la finale dei mondiali di calcio tra Francia e Brasile. Uno di loro, il "monello" Orgyen, è supertifoso di Ronaldo ("ha i capelli rasati come noi, ma non è un monaco", dice a un amichetto mostrandogliene la foto) e ha già seguito i mondiali fuggendo dal monastero e andando in un "baretto" locale dove c'è la tv. Scoperto e punito, non vuole perdersi la finalissima. E se lui non può andare alla tv, perché non far venire la tv nel monastero, come la montagna a Maometto? Apriti cielo... Al di là della passione per il calcio, definitivamente universale, La coppa propone due temi molto importanti. Il primo: con toni ironici e teneri, ci racconta che i monasteri buddhisti non sono esclusivamente luoghi di austera meditazione, ma sono abitati da esseri umani, fin troppo umani. E se lo dice Khyentse Norbu, regista-monaco, sarà il caso di credergli. Il secondo: il buddhismo tibetano si prepara a confrontarsi in modo laico con l'universo dei media (vera protagonista del film, in fondo, è la televisione), e chiunque abbia seguito, o subito, l'impatto mediatico della visita in Italia del Dalai Lama sa di che cosa stiamo parlando. In questo senso La coppa è un messaggio all'Occidente: usando Ronaldo come scusa, il Tibet vuole parlarci. Sul calcio, noi occidentali siamo preparatissimi. E sul resto?