Un
pezzo di nera al cinema.
Cold Light of
Day (La
fredda luce del giorno) getta brutalmente in faccia allo spettatore della
Settimana della
Critica
immagini grezze e ripetitive (un eccessivo uso del flash-back!), il racconto di
un tragedia disseminata di freddi omicidi ed agghiacciante "macelleria" di
cadaveri.
Lo spunto è dato dal caso di Dannis Andrew Nilsen arrestato e condannato in
Inghilterra nel 1983, reo confesso di ben sedici assassini perpetrati senza un
motivo e senza una reale coscienza nel compierli. I cadaveri delle vittime
(giovani conoscenti occasionali che Nilsen, omosessuale, ospitava in casa sua)
erano stati fatti a pezzi, smembrati, bolliti e buttati nello scarico del water.
L'intasamento delle fogne del condominio, il terribile odore che ne derivava
mobilitarono prima l'idraulico, poi le forze di polizia. Nielsen non negò,
indirizzò i poliziotti verso gli ultimi due cadaveri, nascosti in sacchi di
plastica nell'armadio, aggiornò con disperata disponibilità, il numero delle sue
vittime. Il processo fu un vero caso nazionale, la stampa si accanì calcando la
mano. Lo dipinsero come un mostro, lo chiamarono un "comunista omosessuale
bastardo e pervertito" e l'episodio fu strumentalizzato per alimentare
l'omofobia" ricorda la regista Fhiona Louise che allora aveva 15 anni e che si è
cimentata in questa sua opera prima (lei pittrice, attrice allieva dell'Actors
Studio) anche per filmare una specie di personale rettifica in nome della
sensibilità umana.
In effetti la figura che ne esce è quella di un uomo solitario, angosciato e
confuso. Lo squallore della sua vita si mescola con quella delle sue vittime e
gli scoppi di violenza, quegli omicidi perpetrati con rabbia, in un istinto
improvviso sembrano gli unici sbocchi "disumani" per un'esistenza che di umano
ha già ben poco. Lo stile "sporco", frammentario, l'insistita, greve descrizione
del rito macabro dei corpi squartati aumenta l'atmosfera di fastidio che avvolge
lo spettatore, ma la Louise pur inesperta, si dimostra ben motivata nelle sue
scelte: "E' stato senz'altro un film molto scomodo e difficile da realizzare.
Ho incoraggiato gli attori ad improvvisare affinché potessero trovare un proprio
senso nella realtà, sforzandomi di utilizzare la macchina da presa il più
discretamente possibile. Anche nel lavoro di sceneggiatura ha cercato di
mantenere gli spettatori fuori dalla vicenda. Cold Light of Day lascia aperti
molti interrogativi, non offre nessuna risposta e, se ci sono conclusioni da
trarre, vorrei dire che tutti possiamo trasformarci casualmente in assassini.
Dovremmo chiederci però come mai così tanti continuano ad uccidere".
ezio
leoni -
Il Mattino
di Padova settembre (xx Mostra del cinema di Venezia)
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