Russia
1984: due uomini nel terrazzo di una casa di una squallida periferia
discutono della vita, bevendo birra e mangiando pesce affumicato: uno
è un ufficiale dell'Armata Rossa e l'altro un professore di "ateismo
scientifico" all'università. Sembra una scena di un vecchio film
sovietico. Ma quando l'automobile del docente nel suo viaggio verso
casa, a causa di un guasto, si ferma nel bel mezzo della notte in
aperta campagna e lui si reca a cercare aiuto in un casolare sperduto,
ci troviamo catapultati in un'atmosfera da "non aprite quella porta".
Tutto ciò che accadrà in seguito non ha nulla da invidiare al più
efferato horror americano, solo che qui niente sembra avere un senso:
le azioni e i dialoghi dei personaggi sembrano dettate da pura
irrazionalità, annaffiata da litri di vodka; lo sviluppo della vicenda
attorno al rapimento della figlia del segretario del partito comunista
ad opera di quello stesso capitano di polizia che è incaricato delle
indagini, non segue un percorso rettilineo, ma gli eventi sembrano
incastrarsi casualmente e la violenza esplode quando meno te la
aspetti. I modi della narrazione rimandano alle pagine di alcuni
scrittori russi dell'ultima generazione che raccontano la Russia pre e
post Perestroika, dalla violenza provocatoria di Sorokin in
Ghiaccio al disincanto di Kaminer in
Militarmusik
all'allegoria de
La freccia gialla
di Pelevin. In effetti Balanov, che in
Brother
aveva raccontato la Russia post-comunista, dichiara: "Cargo200
è un film sul 1984 così come lo ricordo io, come lo immagino e lo
vedo. Volevo fare un film d'impatto, sulla fine dell'Unione Sovietica
e ci sono riuscito... Questo film è come ricordo quell'epoca." |
Cristina Menegolli - MC magazine 20 settembre 2007 |