Il cinema americano di oggi appare come un calderone privo di particolari e riconoscibili caratteristiche, poche idee e per lo più mal scopiazzate altrove, anche evidentemente agli occhi dello spettatore meno dedito all'analisi di percorsi e mutamenti storici. Non ne può uscire indenne nemmeno il genere per eccellenza, vale a dire l’Horror (più di ogni altro territorio spesso privilegiato di sperimentazione e scoperta), costretto a confrontarsi con un’industria che di recente ne ha stravolto miti, icone e stili trasformandoli in giocattolini per adolescenti o video-clip allungati all’eccesso che nascondono dietro un montaggio forsennato poche idee e uno stile inconsistente, una produzione condizionata dalla serialità e quindi dedita unicamente all’incasso forzato. Sono poche le piacevoli eccezioni - l’identità orgogliosamente indie della Lionsgate, Hunger Games a parte, o il misurato utilizzo della commistione tra generi in film come L’alba dei morti dementi e Benvenuti a Zombieland, ad esempio è impossibile non applaudire con convinzione il ritorno dietro la macchina da presa di nomi illustri che hanno rivoluzionato, attraverso l’horror in primis, le coordinate dell’industria cinematografica tutta. Lo stesso caloroso entusiasmo riservato di recente a l’elegantissimo The Ward di Carpenter o al visionario Drag me to Hell di Sam Raimi va ora rivolto all’ultimo spassoso progetto di Joe Dante: Buryng the Ex è un film piccolo piccolo, una produzione dall'iter sgangherato che diverte e coccola lo spettatore più nerd e cinefilo grazie a un dissacrante mix di citazioni, ironia e parodismo.
La storia è quella di Max e della sua relazione ormai agli sgoccioli
con la fidanzata Evelyn. Il giorno in cui Max trova finalmente il
coraggio di troncare con la ragazza, lei è coinvolta in un incidente e
muore. Ma si sa, non è mai facile chiudere davvero una storia e mentre
Max inizia a frequentare Olivia, Evelyn ritorna, dalla tomba… |
Valentina Torresan - ottobre 2014 - pubblicato su MCmagazine 36 |